Una recente analisi ha presentato un pacchetto di 90 indicatori statistici per valutare la qualità della vita nelle città italiane. Questi indicatori riflettono le diversità e le potenzialità del Paese, offrendo uno spaccato sui divari territoriali, le fragilità e le best practice. La classifica, redatta dal Sole 24 Ore, funge da strumento di orientamento per chi deve prendere decisioni e accende i riflettori su fenomeni particolari.
A quattro anni dalla crisi pandemica, Bergamo celebra un significativo ritorno alla normalità. Colpita duramente dal Covid-19, come testimoniato dalle immagini dei camion militari che trasportavano le vittime, nel 2020 Bergamo si classificava al 52° posto. Oggi, invece, si riposiziona tra i vertici della classifica annuale del Sole 24 Ore.
Le prime posizioni sono dominate dalle eccellenze del Nord-Est italiano. Trento e Bolzano, abitué della vetta, occupano rispettivamente il primo e il secondo posto. Trento guadagna un posto rispetto all’anno precedente, mentre Bolzano compie un salto di dieci posizioni, passando dalla tredicesima posizione. Queste città si distinguono per le performance in aree come “Demografia, salute e società”, per l’elevata tenuta dei depositi bancari, il basso numero di famiglie con Isee basso e l’alto tasso di occupazione.
La top ten vede anche la presenza della Lombardia con Monza e Brianza (4ª) e Cremona (5ª). Udine, che aveva trionfato nell’edizione 2023, insieme a Verona e Vicenza, completano la lista delle prime dieci province. Notevole è l’assenza delle grandi metropoli in questo gruppo ristretto.
In fondo alla classifica, il predominio delle province del Mezzogiorno è evidente, con Reggio Calabria all’ultimo posto. Catania, Messina, Palermo, Napoli e altre città, si trovano in coda al ranking, mentre due province liguri, Imperia e Savona, figurano tra le più basse del Nord.
Ciononostante, alcuni segnali positivi emergono dal Sud, con un PIL pro capite in aumento in città come Palermo e Caltanissetta, e un incremento delle presenze turistiche in aree come Isernia e Enna. Questo indica una crescente attrattività economica accompagnata anche da una maggiore accessibilità nel mercato immobiliare.
Tra i dati di spicco, la sorprendente assenza di grandi metropoli nelle prime dieci posizioni. Solo Bologna vi figura, pur avendo perso sette posizioni dal 2023. Milano, Firenze e altre grandi città declinano nella classifica, sebbene mantengano posizioni di forza in determinati settori.
L’alto costo degli alloggi incide sulle grandi città. A Roma, ad esempio, l’affitto di una casa di 100 metri quadrati in zona semi-centrale assorbe una frazione importante del reddito medio dichiarato, molto più che in città come Trapani o Chieti. Inoltre, acquistare un appartamento richiede anni di stipendio, una situazione che rende meno attraenti le grandi aree urbane.
Il problema del calo demografico colpisce particolarmente le grandi città, acuito da un elevato indice di criminalità che peggiora le condizioni di vivibilità. Questo contrasta con le province minori, che mostrano migliorie grazie alla crescente ricchezza e accessibilità abitativa.
Un nuovo indicatore evidenzia la disuguaglianza dei redditi, particolarmente acuta nelle grandi città come Milano e Roma, dove la forbice tra i più ricchi e i più poveri è significativamente ampia e in crescita rispetto al passato.
Infine, la classifica misura vari parametri, dalla produzione industriale alle disuguaglianze salariali e alle sospensioni lavorative. Questi elementi, insieme ad altri, forniscono una fotografia dettagliata e attuale della qualità della vita nelle diverse province italiane.