La Cgil lancia un segnale di allarme riguardo a un aggiornamento dei criteri pensionistici, introdotto dall’Inps senza il necessario dialogo con i ministeri competenti e privo di una comunicazione ufficiale. Secondo il sindacato, queste modifiche, apprese tramite i patronati affiliati, comporterebbero un aumento dei requisiti per l’accesso alle pensioni a partire dal 2027, sia per la pensione di vecchiaia, fissata a 67 anni e tre mesi, sia per la pensione anticipata, con 43 anni e un mese di contributi necessari. Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, ha esposto il malcontento del sindacato, denunciando una mancanza di trasparenza e chiedendo chiarimenti immediati.

Da parte sua, l’Inps ha risposto negando l’introduzione di nuovi criteri, confermando che le certificazioni saranno conformi alle tabelle già esistenti. Tuttavia, il sindacato insiste nel sottolineare che tali modifiche, se confermate, non trovano alcun riscontro nei documenti ufficiali e potrebbero provocare un serio incremento nel numero di persone prive di adeguate tutele. Ciò potrebbe ricordare scenari passati, come quello dei cosiddetti “esodati”, ovvero individui rimasti senza reddito e senza pensione in seguito a cambiamenti normativi non concordati.

Particolarmente allarmato è il settore bancario, che sebbene inizialmente a rischio, è riuscito a introdurre un regolamento di solidarietà che prevede un’estensione basata sull’aspettativa di vita e sui requisiti stabiliti dall’Inps, mitigando così il rischio di esodati.

Su questa controversia si innestano anche le reazioni politiche dell’opposizione. Figura di spicco nel dibattito è Andrea Orlando, esponente del Partito Democratico ed ex ministro del Lavoro, che critica aspramente le azioni del governo Meloni. Anche Franco Mari, capogruppo di Avs nella commissione Lavoro della Camera, si aggiunge al coro di critiche, esprimendo sconcerto per l’azione considerata unilaterale da parte dell’Inps.

In un contesto di tale incertezza, il dibattito sulla previdenza e le relative modifiche rappresenta un tema caldo nel panorama politico e sociale, sollevando interrogativi sulla gestione della comunicazione istituzionale e sulla trasparenza delle decisioni che incidono profondamente sulla vita dei lavoratori. La vicenda continua a evolversi in un clima di tensioni e attese per chiarimenti ufficiali.

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