L’intervista ad Aldo Cazzullo col cardinale Camillo Ruini, che celebra settant’anni di sacerdozio, offre un affascinante sguardo sul percorso di fede di un uomo che ha vissuto momenti di grande rilevanza storica e spirituale. Ruini, con la sua lunga esperienza nella Chiesa, non ha mai vacillato nella fede, pur confessando di aver attraversato molte tentazioni. Tuttavia, ha sempre resistito grazie a un dono speciale del Signore. La distinzione tra dubbio e tentazione è piuttosto netta per lui: il dubbio sospende l’assenso, mentre la tentazione è uno stimolo a non credere.

Per quanto riguarda la fede dei semplici, Ruini riflette su una conversazione avuta con Ratzinger, il quale sottolineava l’elaborazione teologica necessaria per chi, come loro, non poteva godere della fede semplice. La resurrezione della carne, un tema complesso, viene affrontata con l’argomento dell’onnipotenza di Dio, capace di tutto tranne che di ciò che è intrinsecamente contraddittorio.

Ricordando il suo passato sacerdotale nell’Emilia rossa, Ruini evoca tempi di lotta ma anche di rispetto reciproco, nonostante la difficile convivenza con le ideologie avverse. Un aneddoto particolarmente toccante riguarda la forza di una madre che riceve la notizia della morte del figlio, mostrando una fede e una forza d’animo straordinarie.

Nel suo rapporto con figure politiche come Romano Prodi e Silvio Berlusconi, Ruini smentisce di essere stato un sacerdote progressista e ribadisce di essere sempre stato, se le definizioni sono necessarie, un conservatore. Mantenne il dialogo con Berlusconi non per adesione indiscriminata, ma per collaborare per il bene del Paese, ben consapevole dei difetti del leader politico, proprio come neppure Kennedy era visto come un modello di vita familiare impeccabile.

Ruini narra poi il suo incontro con Papa Giovanni Paolo II nel 1984, quando instaurò un rapporto sincero e diretto che durò fino alla morte del Papa. A Wojtyla, Ruini riconosce una visione chiara dei rapporti con il comunismo e una grande stima per Paolo VI, considerato il Papa del Concilio.

Si conclude con una riflessione su Benedetto XVI, del quale riconosceva le capacità teologiche, pur sollevando domande sulla sua capacità di governare come Papa. Tuttavia, il rispetto e l’ammirazione per Ratzinger sono evidenti, come per ogni altro pontefice con cui Ruini ha collaborato nel corso del suo lungo ministero.

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