Thomas Ceccon è stato recentemente ricevuto al Quirinale, ma confessa di non amare le cerimonie, notando come anche il Presidente Mattarella sembri annoiarsi in tali contesti. Ceccon riflette sul valore dei quarti posti, come quello di Benedetta Pilato che, nonostante il mancato oro, ha dimostrato grande soddisfazione per il suo percorso.
Riguardo la natura agonistica necessaria per vincere, Ceccon conferma che gli atleti devono possedere una certa “cattiveria” sportiva per emergere. Parlando dei suoi allenatori, ricorda Anna, la sua prima guida, severissima, che intravedeva in lui un talento particolare. Successivamente, l’incontro con Alberto Burlina, altrettanto esigente ma che nel tempo ha adattato il suo metodo.
Il nuotatore racconta con candore il suo inizio precoce nel nuoto e la naturale acquaticità che lo contraddistingue, una caratteristica innata che ha affinato studiando persino i movimenti di Michael Phelps. Ceccon descrive con umiltà come percepisce il suo tempo di gara quasi con precisione millimetrica.
Nonostante un oro olimpico possa diventare un’ossessione, Ceccon spiega che questa determinazione è ciò che l’ha guidato sin dall’adolescenza, quando aveva promesso al suo allenatore che avrebbe vinto alle Olimpiadi. L’ansia, che definisce parte integrante del suo carattere, viene canalizzata in adrenalina positiva.
Svela, inoltre, il suo complesso rapporto con Parigi durante le Olimpiadi, dove la stanchezza e il caldo hanno influito sulle prestazioni nei 200 metri dorso. Tuttavia, questo non gli ha impedito di emergere come uno dei protagonisti dei Giochi.
Ceccon ammette che il momento di massima tensione si verifica durante la pre-chiamata, e racconta come, una volta in gara, riesca a isolarsi dalla pressione esterna e concentrarsi solo sulla sua performance. L’emozione al termine della gara è indescrivibile e, nonostante le aspettative, si trova travolto dagli eventi post-gara.
Infine, explica che aveva anticipato mentalmente le interviste post-vittoria, preparandosi a celebrare un sogno avverato, ma in quel momento le parole sembravano sfuggirgli. Questa preparazione riflette forse una fiducia nei propri mezzi che ha sempre caratterizzato la sua carriera, un simbolo della sua determinazione e del percorso verso l’eccellenza.