Nel cuore del centro storico, in un appartamento di proprietà comunale, viveva la signora Nirvana Brkic, originaria di Fiume. La sua vita è stata segnata da solitudine e abbandono, tanto che il suo decesso è passato inosservato per ben nove mesi. Al collo portava un crocifisso al quale era legato un biglietto con la scritta “Salvatemi”, un grido d’aiuto rimasto inascoltato.

Il suo corpo è stato ritrovato solo dopo le proteste dei vicini per il forte odore che proveniva dalla sua abitazione. Dopo il triste ritrovamento, non vi è stato nessun parente o amico a presenziare al suo funerale, a testimonianza di una vita vissuta nell’ombra e nell’indifferenza generale. A omaggiarla sono state soltanto poche persone, tra cui il parroco don Giusto, che ha officiato la cerimonia funebre.

Don Giusto, noto per il suo impegno verso gli ultimi, ha utilizzato l’occasione per riflettere sulla condizione sociale che ha portato a una morte tanto ignobile. “La morte della signora Nirvana deve farci riflettere sullo scandalo di una vita dimenticata”, ha affermato durante l’omelia. La sua voce è risuonata forte tra le panche semi-vuote della parrocchia di Rebbio, portando l’attenzione sulla solitudine e l’emarginazione che tuttora affliggono molti. “La nostra comunità ha il dovere di accogliere e sostenere i più deboli”, ha ribadito, ricordando che la qualità della vita in una città si misura dalla solidarietà tra i suoi abitanti.

Nonostante vivesse a pochi chilometri da Rebbio, la signora Nirvana era isolata al centro di un quartiere animato da negozi e turisti, in un edificio abitato da persone che condividono etnia e stile di vita. Eppure, nessuno sembra essersi accorto della sua assenza. Le uniche comunicazioni che arrivavano alla sua cassetta delle lettere erano solleciti di pagamento e lettere della Regione su visite mediche di prevenzione, arrivate troppo tardi.

La sua morte, così come il suo funerale, è stata gestita senza clamore, con le spese coperte dal Comune nel cimitero di Camerlata. Un epilogo mesto che lascia un’eco di tristezza e interrogativi sulla nostra capacità di prenderci cura dei più vulnerabili. La storia di Nirvana Brkic è uno specchio che riflette la necessità di una società più attenta, inclusiva e umana.

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