Il settore dell’automotive italiano, e in particolare quello torinese, vive da tempo una fase di profonda crisi. Emblematica è la situazione degli operai delle Carrozzerie di Mirafiori, dove migliaia di lavoratori sono stati messi in cassa integrazione per lunghi periodi. Tra questi c’è una lavoratrice che, nonostante i suoi 24 anni di servizio in fabbrica, ha trascorso oltre dieci anni in cassa integrazione, una condizione che l’ha costretta a sopravvivere con uno stipendio ridotto a mille euro al mese. La sua vicenda riflette le difficoltà vissute da molti operai del settore automotive, che faticano a sostenere le loro famiglie a causa della precarietà lavorativa.

La lavoratrice è tra i 2.800 operai delle Carrozzerie di Mirafiori, attualmente chiuse fino a novembre, senza certezze sul futuro. Con due figli da mantenere e un marito anch’egli operaio, la vita per queste famiglie è diventata una corsa continua contro il tempo, cercando di fare fronte alle spese quotidiane, come il cibo, le bollette, e l’istruzione dei figli.

Le speranze del passato e le difficoltà del presente

La crisi che ha colpito il settore automobilistico non è una novità per questa operaia, che ricorda gli anni trascorsi alla Bertone di Grugliasco, un’azienda che ha affrontato ben nove anni di cassa integrazione prima di essere acquisita da Fiat Chrysler Automobiles (FCA). L’arrivo di Sergio Marchionne aveva portato nuove speranze: il rilancio della fabbrica nel segno di Maserati sembrava destinato a dare nuovo impulso al settore a Torino. La produzione della Maserati Ghibli e della Quattroporte aveva riacceso la fiducia negli operai, che speravano di poter tornare a lavorare con continuità.

Purtroppo, le speranze sono andate in frantumi con il passare del tempo. Con la vendita dello stabilimento e il trasferimento della produzione a Mirafiori, le difficoltà sono tornate a farsi sentire. Negli ultimi anni, il passaggio alla mobilità elettrica, spinto dalle politiche europee e globali, ha ulteriormente complicato la situazione. Nonostante le promesse di rilancio legate alla produzione di nuovi modelli, come la Fiat 500 elettrica, la produzione è rimasta limitata, e molti lavoratori si sono ritrovati nuovamente in cassa integrazione.

La difficile situazione economica delle famiglie

Il reddito ridotto a mille euro al mese per gli operai in cassa integrazione rende difficile far fronte alle spese quotidiane. L’impossibilità di permettersi un’automobile nuova, nonostante l’impiego in un settore che produce auto di lusso, è un paradosso che ben descrive la situazione di molte famiglie. Viaggiare con auto vecchie, come nel caso della lavoratrice che guida una Lancia Ypsilon di dieci anni, è la norma per chi lavora in fabbrica.

La lavoratrice ricorda con nostalgia i giorni in cui Sergio Marchionne visitava lo stabilimento, parlava con gli operai e stringeva loro la mano, facendoli sentire parte di una grande famiglia. Oggi, quella vicinanza sembra lontana: le visite in fabbrica da parte dei vertici aziendali si sono diradate, e l’incertezza è diventata una costante per chi lavora in questo settore.

Il futuro incerto e le preoccupazioni per i figli

Oltre alle difficoltà economiche, c’è anche l’incertezza riguardo il futuro. La possibilità di andare in pensione sembra sempre più lontana per molti operai, che si trovano a fare i conti con anni trascorsi in cassa integrazione e senza prospettive di stabilità lavorativa. Il pensiero va soprattutto ai figli, per i quali ogni spesa, dai libri scolastici ai vestiti, rappresenta un ulteriore peso sul bilancio familiare.

L’azienda ha proposto trasferte all’estero, in Polonia e Francia, dove il lavoro non manca, ma molti lavoratori non sono nelle condizioni fisiche di affrontare questi spostamenti. L’età media degli operai supera i 54 anni e molti, come nel caso della lavoratrice, soffrono di problemi di salute che rendono difficile il lavoro a pieno ritmo. Per chi è rimasto a Mirafiori, la speranza è quella di poter tornare al più presto a un salario pieno, che permetta di vivere dignitosamente.

La situazione a Mirafiori e le prospettive per il settore

A Mirafiori, mentre le Carrozzerie soffrono, altre attività come la produzione di cambi ibridi e l’hub di Economia Circolare mostrano segnali positivi. Tuttavia, le opportunità di trasferimento per gli operai delle Carrozzerie sembrano limitate, e molti lavoratori sono costretti a restare in attesa della riapertura dello stabilimento.

Le misure di sostegno annunciate dalle istituzioni, come i 10 milioni di euro stanziati dal governatore Cirio a favore dei lavoratori dell’automotive, vengono accolte con un certo scetticismo. In passato, promesse simili si sono rivelate insufficienti per affrontare la crisi del settore.

Il passaggio alla mobilità elettrica, fortemente sostenuto a livello europeo, non ha tenuto conto delle difficoltà reali del mercato e delle famiglie, che oggi faticano a comprare automobili, sia diesel che elettriche. In questo contesto, il futuro del settore automotive italiano resta incerto, con migliaia di lavoratori che aspettano risposte concrete per poter guardare con maggiore serenità ai prossimi anni.

6 pensiero su “La crisi dell’automotive a Mirafiori: la testimonianza di un’operaia in cassa integrazione”
  1. Ho lavorato anch’io nell’automotive e posso dire che le promesse non mancano mai, ma i fatti poi scarseggiano. È un peccato, perché il talento e la dedizione degli operai ci sono.

  2. Ma quotorno l’è mai possible che gente con 24 anni de servizio deve ancora campà con mille euri al mese? Brutte situazioni a Mirafiori…

  3. Capisco che l’economia cambi, ma queste persone lavorano duro e meritano stabilità. Non è giusto dover lottare sempre per far fronte alle spese minime.

  4. Che disastro ragazzi, a 24 anni di lavoro e ancora in cassa integrazione… e poi parlano di ripresa economica. È tutto un magna magna!

  5. Boiaa, la situaziione è proprio tragicaa per sti poverri operai. Ma come si fa a vivere con 100 euro al mese? È una vergogna!

  6. Non capisco perché non investono di più nel settore… sembra sempre che ci siano soldi solo per le grandi aziende e mai per i lavoratori. 😞

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