Quest’anno si celebra il 185º anniversario dell’usanza di indossare un abito da sposa bianco, una tradizione che può essere datata con precisione grazie alla scelta pionieristica di una celebre sposa dell’epoca. La regina Vittoria, nel giorno delle sue nozze con il principe Alberto, il 10 febbraio 1840, presso la cappella reale di St. James Palace, optò per un abito bianco, un modello che continua ancora oggi ad avere un posto speciale nell’immaginario collettivo.

Sebbene spesso si creda che la regina Vittoria sia stata la prima a sfoggiare un abito bianco, la realtà è diversa. La sua importanza risiede nell’aver reso il bianco una scelta ambita per le spose. Tuttavia, il primato spetta a Philippa d’Inghilterra che, nel 1406, sposò Eric di Pomerania indossando una tunica bianca. Successivamente, Maria Stuarda si unì a Francesco, il Delfino di Francia, nel 1558, in un abito dello stesso colore.

In passato, il bianco rappresentava più un simbolo di ricchezza che di purezza. La manutenzione degli indumenti bianchi era costosa e difficile e solo i più abbienti potevano permetterselo. Non era raro che le spose indossassero vestiti già presenti nei loro guardaroba, indipendentemente dal colore. Infatti, chi non disponeva di mezzi cospicui, preferiva abiti dai toni scuri, come rosso o marrone, che potessero essere riutilizzati in occasioni formali. In alcuni casi, venivano scelti anche colori più sobri, come grigio o viola chiaro, adatti ad eventi di lutto.

L’idea moderna di un abito nuziale indossato solo una volta è piuttosto recente e risale alla seconda metà del 20º secolo, periodo in cui, dopo la guerra, certi lussi diventarono accessibili a un pubblico più ampio. Durante il 18º secolo, le donne della nobiltà e le famiglie benestanti preferivano abiti chiari, spesso bianchi o d’argento, realizzati con tessuti pregiati e dettagli elaborati.

Anche se il bianco già affascinava le dame dell’epoca per la sua eleganza, la scelta della regina Vittoria era dettata più dall’idea di presentarsi come moglie devota che da un desiderio di mostrare potere. Al posto del tradizionale mantello di velluto cremisi con bordatura di ermellino, optò per un lungo strascico bianco e una corona di fiori d’arancio, simbolo di fertilità, completata da un lungo velo. L’abito, confezionato con cura dalla fidata sarta Mary Bettans, presentava un corpetto steccato e una gonna semplice rifinita con pizzo.

Nell’immaginario delle spose reali, un altro elemento iconico è lo strascico reale, una componente irrinunciabile per molte principesse che simboleggia la regalità. Nel corso degli anni, molti strascichi sono stati misurati e celebrati nei matrimoni reali, confermando il fascino duraturo di questa tradizione secolare.

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