Una volta ho incontrato una persona in un locale e, durante una conversazione informale, abbiamo parlato soprattutto di economia. Questa persona mi ha detto: “Nel nostro Paese ci sono troppe problematiche come corruzione, burocrazia, evasione fiscale, organizzazioni criminali, lavoro sommerso e danni causati da eventi meteorologici non risolti. Tutto ciò contribuisce a un’economia falsa”. Prendiamo ad esempio alcuni eventi atmosferici gravi, in cui le zone amministrate bene hanno affrontato la ricostruzione in modo tempestivo e di qualità. Al contrario, in altre zone dove la burocrazia e la corruzione prevalgono, i tempi per la ricostruzione sono stati lunghi e i risultati deludenti. Possiamo ricordare alcuni eventi meteorologici gravi che sono stati oggetto di “ricostruzione infinita”, come il terremoto dell’Irpinia del 1980, che ha causato quasi 3000 morti e circa 9000 feriti. Ancora oggi, ci sono circa 20.000 pratiche di ricostruzione irrisolte e contributi dati per costruzioni industriali mai completate, con la complicità di politici e persone senza scrupoli. Anche il terremoto dell’Aquila del 2009, che ha causato 309 morti, 1600 feriti e 80.000 sfollati, non ha ancora completato la ricostruzione a causa della burocrazia e della corruzione. Solo il 10% degli edifici pubblici e il 75% di quelli privati nel centro dell’Aquila hanno terminato i lavori di ricostruzione. La situazione non è diversa nei paesi limitrofi. Nel 2016, il terremoto nel centro Italia ha causato 299 vittime, molti feriti gravi e ingenti danni sul territorio. Ancora oggi, molte persone vivono nelle unità prefabbricate con disagi estivi e invernali. Passando al Friuli, il terremoto del 1976 ha causato 990 morti e distruzioni anche di edifici storici. Tuttavia, è stata eseguita una meravigliosa opera di ricostruzione senza inquinamento politico, permettendo alle due cittadine di riscrivere belle pagine della loro storia antica. Una persona che conoscevo e che era stata inviata per il soccorso dopo il terremoto mi disse che quel territorio faceva parte di “un altro Paese Italia” e che la dignità delle persone legate al territorio dovrebbe essere presa come modello per futuri accadimenti, senza troppe polemiche. Nel corso del tempo, sono avvenuti anche eventi gravi di carattere idrogeologico, come frane e smottamenti dei terreni, che hanno causato morti e distruzioni, come le alluvioni di Firenze, Liguria, Ischia, Marche, Sarno e dell’Hotel Rigo Piano. Oggi affrontiamo le grandi tragedie delle alluvioni nelle Marche e in Emilia Romagna. Ci si chiede se queste regioni si rialzeranno dopo gli ultimi eventi disastrosi, ma solo il tempo potrà darci una risposta. La priorità assoluta è mettere in sicurezza e ricostruire il territorio senza un’occupazione selvaggia e inutile del suolo che mette a rischio la vita delle persone in questi eventi sempre più gravi e frequenti. Certamente, questi ultimi fenomeni climatici hanno lasciato una ferita profonda nei territori, ma una cosa è certa: queste popolazioni sono forti. Tuttavia, mi chiedo se l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, così come ogni futuro evento di questo tipo, possa essere un’opportunità per creare invasi per l’agricoltura durante i periodi di siccità. Tutti questi accadimenti sono dovuti all’incuria dell’uomo? Sarebbe meglio prevenire? Prendiamo ad esempio anche i ponti, che ogni tanto crollano. I ponti, gli acquedotti e le strutture murarie romane resistono ancora agli eventi meteorologici. Sappiamo che tutto il Paese è a rischio di terremoti ed eventi idrogeologici, ma se esiste un modo alternativo valido già sperimentato nel passato da altri popoli per realizzare opere sicure e durevoli, è necessario un cambiamento culturale. L'”altro Paese” è soprattutto quello in cui la sicurezza e l’incolumità delle persone sono al centro di ogni decisione politica, per garantire più giustizia e sicurezza.