Da una statistica attendibile si rileva che le vittime di morte per amianto sono circa 3.000 ogni anno è un dato molto forte.
Una miriadi di leggi: Nazionali, Regionali e Europee e una burocrazia incancrenita non riesce a bonificare definitivamente l’amianto. La scelta della vita è la base primaria verso la sconfitta della morte che ogni giorno è presente nei siti che contengono l’amianto . Ogni singolo comune deve farsi carico delle bonifiche in tempi brevi perché è evidente a tutti che è una priorità assoluta per il bene comune. Per gli interventi di bonifica, i lavoratori del settore, sono esposti a concentrazioni anche molto elevate dal cui effetto nocivo è salvaguardato con sistemi di protezione individuali particolarmente restrittivi. La prevenzione bonificando, le aree d’amianto, deve essere l’eredità che si lascia per le generazioni future perché vivano in un mondo migliore.
L’amianto non è stato solo un ”killer“ per i lavoratori ma anche per i loro familiari che respiravano quelle particelle portatrici di “morte” attraverso per esempio quelli abiti da lavoro. “L’esposizione a qualunque tipo di fibra e a qualunque grado di concentrazione in aria va pertanto evitata” (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1986).
Fin dal 1987 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato come limite raccomandato per la qualità dell’aria nelle città europee il valore di 1 f/l di amianto. Quindi il rischio di cancro polmonare (mesotelioma) pari ad 1 caso ogni 10.000 – 100.000 persone. Si tratta quindi di un probabile rischio che qualsiasi individuo è inevitabilmente destinato ad incontrare nel corso di tutta la sua vita.
Il problema attuale è quanto possano influire sulla salute pubblica le esposizioni a livelli bassi che si verificano per la presenza dell’amianto in: edifici, mezzi di trasporto, e in generale nell’ambiente di vita. Quindi attualmente con le conoscenze acquisite non è possibile stabilire un limite altrettanto sicuro per il rischio di tumori.