L’apparente stabilità economica della Russia di Vladimir Putin, nel contesto del conflitto in Ucraina, potrebbe nascondere una realtà ben più complessa e fragile. Malgrado l’espansione del budget militare e di sicurezza, pari all’8% del Pil, la Russia lo scorso anno ha registrato un deficit pubblico straordinariamente basso, solo l’1,9% del Pil. Tuttavia, la discrepanza tra queste cifre e l’intensità dell’impegno bellico suggerisce che il quadro finanziario sia sostenuto da un significativo debito fuori bilancio, emerso dall’invasione totale dell’Ucraina nel febbraio 2022.

Il banchiere ed esperto di economia russa, Craig Kennedy, sottolinea come una legge del 25 febbraio 2022 abbia trasformato il panorama economico del Paese. Questa norma conferisce al governo russo il potere di obbligare le banche commerciali a concedere crediti agevolati alle imprese impegnate in attività belliche. Di conseguenza, l’indebitamento bancario delle imprese in Russia ha subito un incremento del 71% tra la metà del 2022 e l’autunno 2024, un aumento di 415 miliardi di dollari, equivalente a circa un quinto del prodotto interno lordo della nazione.

Gran parte di questo debito è strettamente legato all’economia di guerra, configurando uno scenario in cui le banche sono state forzate a fungere da sostituti dello Stato nel finanziare l’apparato militare-industriale. Ciò ha conseguenze critiche: il debito addizionale rappresenta oggi circa il 10% del Pil russo, esponendosi a tassi di interesse elevati. Inoltre, le tensioni interne sono palpabili, con la governatrice della Banca di Russia, Elvira Nabiullina, che ha alzato rapidamente i tassi ufficiali al 21% per combattere l’inflazione, aggravata dall’impegno militare.

Questo clima di elevato indebitamento e alti tassi alimenta un panorama finanziario sempre più instabile. Gli industriali influenti, legati al governo, come Sergei Chemezov della Rostec e Alexei Mordashov della Severstal, criticano pubblicamente le scelte economiche, consapevoli che tali mosse possono danneggiare severamente una filiera militare già compromessa. Kennedy stima che circa la metà delle imprese che hanno ricevuto questi prestiti siano effettivamente delle “aziende zombie”.

Il Cremlino si trova così davanti a un bivio: prolungare la guerra potrebbe ulteriormente destabilizzare l’equilibrio tra banche e aziende, ma fermare il conflitto minaccerebbe la sopravvivenza di numerose imprese impegnate nelle commesse militari statali. In questo contesto, l’asserzione di Nikolai Patrushev, secondo cui l’Ucraina potrebbe cessare di esistere entro un anno, getta un’ombra sul futuro immediato, suggerendo che la Russia potrebbe affrontare gravi difficoltà nel sostenere a lungo una guerra senza incorrere in una crisi economico-finanziaria.

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