Nell’odierno panorama musicale e culturale, emergono spesso figure, come quella di Emma Marrone, che, nonostante si dichiarino paladine dei diritti delle donne, mostrano atteggiamenti sorprendenti. La cantante, conosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere, ha recentemente espresso supporto a Tony Effe, la cui partecipazione al concerto di San Silvestro a Roma è stata annullata a causa delle accuse di sessismo nei suoi testi. Questo esempio mette in evidenza come alcune donne sembrano avere un modo bizzarro di difendere i diritti femminili, promuovendo o giustificando contenuti che le insultano e degradano.

L’annullamento della performance di Tony Effe è avvenuto per il carattere misogino presente nelle sue canzoni, elemento comune a molti artisti del genere (t)rap. Emma Marrone ha deciso di esprimere un’opinione a favore del trapper, che in alcuni suoi brani ha proposto versi discutibili che alludono alla violenza e alla mercificazione del corpo femminile. La cantante stessa, in collaborazione con Effe, ha interpretato versi che lasciano poco spazio all’immaginazione, come nella canzone “Taxi sulla luna”, creando un curioso connubio tra la sua battaglia contro il sessismo e la difesa di chi ne è accusato.

Artisti come Tony Effe, Fedez, Bresh, Shablo, Tormento, Emis Killa e Gué Pequeno partecipano all’onda del (t)rap che sembra proporre rivoluzioni culturali, ma che in realtà finiscono per essere una sorta di involuzione, specialmente per quanto riguarda il rispetto per le donne. Alcune loro canzoni sono caratterizzate da liriche forti, intrise di violenza verbale contro le figure femminili. Fedez, in particolare, ha una storia di versi crudi che evocano immagini di dominio e sopraffazione su figure femminili, come si può notare in alcuni suoi mixtape.*

Questo solleva il quesito se ci sia una doppia morale nel giudicare le espressioni culturali a seconda dell’orientamento politico da cui provengono. Mentre si condanna (giustamente) ogni espressione discriminatoria, sembra esserci una sorta di tolleranza o addirittura giustificazione quando le parole offensive arrivano da artisti percepiti come ‘di sinistra’. Questa tendenza porta a riflettere su quanto sia realmente efficace la lotta contro il sessismo quando viene messa in secondo piano rispetto all’agenda politica.

Alla luce di questi eventi, appare noto quanto difficile sia mantenere una coerenza tra le dichiarazioni di sostegno ai diritti delle donne e le azioni compiute. Per chi sostiene la causa femminile si erge, quindi, l’urgenza di non farsi trascinare da simpatie o antipatie politiche che potrebbero distorcere il giudizio su ciò che è giusto o sbagliato. Difendere i diritti delle donne significa opporsi fermamente a chiunque diffonda messaggi offensivi, indipendentemente dalla loro affiliazione politica o dal loro status culturale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *