In una vivace giornata primaverile milanese, Lucio Corsi giunge con tutto il suo universo artistico. La sua musica è accompagnata da strumenti come il pianoforte e la chitarra, e dall’immancabile quadro della madre che abbellisce ogni suo album. La sua caratteristica sciarpa a scacchi non manca mai di aggiungere un tocco personale. Dopo la sorprendente partecipazione al Festival di Sanremo, dove ha conquistato il secondo posto inaspettatamente, il cantautore di origine maremmana non si è fermato. È passato poco più di un mese dall’evento e questo tempo è stato impiegato per finalizzare il suo quarto album, “Volevo essere un duro”, che fa riferimento anche al brano presentato a Sanremo. L’uscita dell’album è prevista per il 21 marzo e include nove tracce che esplorano temi di infanzia, amicizia e amore.
Corsi si esprime davanti alla piscina del teatro Parenti di Milano, riflettendo sul fatto che il futuro è sempre pieno di sorprese, sia positive che negative. Tuttavia, il passato è ben conosciuto. In questo progetto musicale ha mescolato ricordi della sua infanzia e adolescenza con quelli di altri, includendo personaggi reali e immaginari. Per la prima volta, ha deciso di essere più diretto, abbandonando i filtri abituali che usava per rappresentare le persone attraverso elementi naturali come onde, vento e buio. Questo perché voleva affinare questa abilità in cui illustri cantautori come Ivan Graziani e Lucio Dalla erano maestri, senza mai abbandonare il sogno e la fantasia.
A 31 anni, Lucio Corsi si destreggia tra chitarra e pianoforte, intrecciando canto e narrativa in un’esperienza musicale avvolgente. Tra i brani del nuovo album si distinguono “Tu sei il mattino” e “Nel cuore della notte”, quest’ultimo a lui particolarmente caro. Esplora temi personali attraverso brani come “Sigarette” e “Francis Delacroix”, dedicata a un amico fotografo, mentre “Let There Be Rocko” rievoca un bullo delle medie in una maniera risonante e fantastica. L’album si chiude con “Questa vita” e l’intensa “Nel cuore della notte”, descrivendo l’essenza di serate trascorse senza destinazione precisa, dove il silenzio diventa compagno.
Nonostante la popolarità crescente, Corsi rimane legato alle sue radici e ai suoi collaboratori più fedeli. Nutre l’amore per l’arte e trae ispirazione da pittori come Ligabue. La copertina dell’album, un quadro materno del 1991, rappresenta per ognuno qualcosa di unico e personale.
Pensando all’Eurovision, futuro palco di un pugno di mesi, Corsi si prepara con la stessa semplicità e autenticità portata a Sanremo, senza impelagarsi in effetti scenici eccessivi, concentrandosi essenzialmente sulla musica e sugli strumenti, con l’aggiunta dell’armonica. Non ci sarà Topo Gigio, poiché il ventriloquo non parteciperà all’evento.
Il tour, che partirà ad aprile, sta già registrando il tutto esaurito nei club e sarà seguito dai festival estivi e da grandi concerti a Roma e Milano. Lucio Corsi si destreggia sul palco con una band di sette elementi, fedeli alla sua visione di live, autentici e in grado di regalare esperienze diverse dall’ascolto in casa.
Fare musica è anche rappresentare la vita in provincia, dove la sottile linea tra noia e pace diventa distintiva. Per Corsi, nato e cresciuto tra le colline grossetane, è un’esperienza che affina i pensieri e invita alla riflessione. Nonostante il frastuono di Milano, trova pietre miliari di tranquillità nei suoi angoli nascosti.
Infine, il cantautore si trova ad affrontare la controversia legata al brano “Altalena Boy” di un decennio fa. Sottolinea l’importanza di integrare nelle canzoni anche voci di piazza, come mezzo offerto dalla musica per raccontare storie collettive.