Nel corso di una chiacchierata, Marco Bocci confessa di trovarsi in una fase piuttosto pigra della propria esistenza: “Se posso decidere, preferisco sempre restare tra le mura domestiche, anche se il tour promozionale del mio libro mi spinge a muovermi spesso”, confessa con un sorriso, sottolineando che, nonostante l’agitazione del momento, non disprezza mai la promozione di un progetto in cui ha investito tempo e anima. Si tratta infatti di “Nelle tue mani”, il suo nuovo romanzo edito da Salani Le Stanze, che narra la storia di Laura. La protagonista cerca di ricostruire la sua vita successivamente alla turbolenta relazione con Manolo, arrestato per il tentato omicidio di uno sconosciuto a poco più di vent’anni, e Francesco, l’uomo che la sceglie e la cura fino a quando Manolo non torna in libertà, determinato a riconnettersi con colei che ha sempre considerato la donna della sua vita.
Bocci spiega quanto può essere ansiogeno per lui riuscire a esprimere correttamente i suoi pensieri in parole: “Mettere in ordine parole e pensieri è una vera fonte di ansia”, rivela. Nella sua narrazione, sottolinea un concetto universale: “Abbiamo tutti bisogno di attenzioni, vogliamo sentirci accolti e apprezzati, anche se pochi lo ammettono apertamente.” Riguardo a se stesso, ammette di condividere questa esigenza di essere apprezzato. Per molto tempo ha vissuto con l’errata convinzione di essere antipatico a chiunque incontrasse.
Marco Bocci riflette su quando ha cominciato a superare la paura del rifiuto, imparando a comprendere meglio il proprio carattere e a chiedersi perché dovesse risultare antipatico a persone che nemmeno lo conoscevano. Con la maturità è riuscito a mettere da parte i pregiudizi verso se stesso. Prima di questa comprensione, la sua strategia per far fronte alla paura di non piacere era ritirarsi.
Nel suo romanzo, i protagonisti Laura e Manolo cercano conforto nella droga e nel sesso, scorciatoie per sfuggire a una realtà spiacevole. Le sostanze, secondo Bocci, non danno mai risposte, mentre il sesso rappresenta una zona di comfort, un potente strumento d’appagamento. Riflettendo sul proprio passato, l’autore ammette di aver spesso nascosto le sue preoccupazioni senza affrontarle, solo per ritrovarsi con una mente affollata di pensieri non elaborati.
Il supporto psicologico si è rivelato fondamentale per Bocci, aiutandolo a iniziare ad accettare se stesso per ciò che è. Tuttavia, alcune preoccupazioni persistono: l’educazione dei figli, la salute delle persone care, i genitori che invecchiano, l’organizzazione della vita lavorativa e la difficoltà nel convincere un produttore a finanziare un film in cui crede.
Nel libro, Laura e Manolo ricorrono a sostanze per alterare la percezione del mondo. Anche se in gioventù Bocci ha sperimentato vari “svaghi”, riconosce di essere fortunato per aver trovato nei sogni e nelle aspirazioni professionali una forza superiore, capace di allontanarlo da quei falsi rifugi. Infatti, trasferirsi a Roma per inseguire la carriera gli ha dato nuove energie, trasformando la sua vita.
In definitiva, la narrazione di Marco Bocci invita alla riflessione: tutti portiamo con noi un’ombra interiore dalla quale è impossibile separarsi completamente.