Il fenomeno della misokinesia, una condizione diagnosticabile caratterizzata da un’intensa avversione verso i movimenti compulsivi degli altri, sta attirando sempre più l’attenzione della comunità scientifica. Questo disturbo, che si manifesta con reazioni emotive forti come rabbia, panico o disgusto di fronte a gesti ripetitivi come il tamburellare delle dita o il piegamento delle ginocchia, è oggetto di studi mirati a comprenderne meglio le cause e le dinamiche.

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista PLoS One, i movimenti frequenti di gambe, mani o piedi, come il ticchettio delle dita o i fruscii delle scarpe, sono tra i più comuni catalizzatori per coloro che ne soffrono. Anche il cliccare di una penna e l’arrotolarsi i capelli possono essere scatenanti, sebbene con minore frequenza. In molti casi, si riscontra un legame con un’altra condizione conosciuta, la misofonia, che consiste in un’avversione intensa ai rumori prodotti dagli altri, come il respiro pesante o il masticare rumorosamente.

Studi recenti suggeriscono che potrebbe trattarsi di una condizione piuttosto comune, con una ricerca canadese che ipotizza che una persona su tre possa esserne affetta. Tuttavia, non esistono dati concreti sul numero esatto di individui colpiti. La dottoressa Jane Gregory, psicologa clinica dell’Università di Oxford, sostiene che tali condizioni siano più diffuse di quanto comunemente si pensi, poiché spesso le persone non ne conoscono il nome.

Il grado di avversione verso il fidgeting varia tra i soggetti: per alcuni, si traduce in fastidio che non intacca significativamente la vita quotidiana, mentre per altri provoca reazioni emotive intense che non possono essere filtrate senza difficoltà. L’assenza di dati precisi rende difficile stabilire la prevalenza di questa condizione.

La storia di Andrea, una donna britannica di 62 anni che soffre di misofonia e misokinesia dall’adolescenza, offre uno spaccato di quanto possa essere debilitante convivere con tali disturbi. La sua avversione è così forte da portarla a isolarsi, lavorando da casa e evitando il contatto sociale per evitare eventuali situazioni scatenanti. Nonostante tenti di gestire la condizione con varie strategie, la difficoltà nel bloccarla la induce spesso a ritirarsi.

Anche Jill, 53enne di Kent, e Julie, 54enne di Hull, condividono esperienze simili, evidenziando come misokinesia possa generare reazioni fisiche come l’accelerazione del battito cardiaco e una perenne sensazione di ansia. Sebbene non sempre si esprimano in scoppi d’ira, le emozioni che ne derivano impediscono spesso di concentrare l’attenzione su attività quotidiane.

La dottoressa Gregory sottolinea come questa condizione possa seriamente limitare la capacità di concentrarsi e svolgere normali attività. Una parte del cervello, spiega, rimane costantemente in allerta, pronta a rilevare qualsiasi segno di movimenti ripetitivi che potrebbero innescare una risposta emotiva indesiderata. Poiché la comprensione scientifica delle misokinesie è ancora agli inizi, gli studi continuano a esplorare questo fenomeno per offrire una maggiore consapevolezza e potenziali soluzioni a chi ne soffre.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *