Parliamo del mio esame di Informatica giuridica alla Uninettuno, l’università telematica che sto frequentando per finire la Magistrale. Una delle cose lasciate in sospeso nella mia vita, la laurea specialistica, iniziata a Tor vergata e mai finita.
La Uninettuno ha la sede vicino Largo Argentina. Quindi sistemo la macchina lungo tevere, vicino al tempio ebraico. Niente spicci per il parcheggio, in realtà non ho un soldo. Vado a fare Bancomat e poi colazione. Quindi ritorno, pieno di monetine. E che trovo? La sorpresa della multa sul tergicristallo. Neanche un quarto d’ora, e tah! Colpa della Raggi? Chi lo sa, può essere. Tant’è, lasciai la multa e mi astenei dal pagare il parcheggio. Almeno quello.
Comunque torniamo a noi. Arrivo molto presto, mi metto a studiare sul divano all’entrata, comodo comodo. La portiera mi guarda con un sorriso sereno. Come l’ultima volta che ci siamo incrociati, gioca al cellulare e guarda la Tv. Tipo simpatico. E’ mezzogiorno, ho fame, vado in pizzerria lì vicino. “Alice”, una catena che va per la maggiore a Roma. Poi? Mi prendo il caffè, ovvio. Svapo un po’ e mi metto seduto su un muretto, vicino all’aula dove devo fare l’esame. Continuo a studiare.
Niente è giunta l’ora, devo entrare. Mi metto seduto, soliti convenevoli burocratici, carta d’identità sul banco, firma sulla busta del compito, consegna del compito, e via. E’ ora di iniziare a scrivere qualcosa, non vi pare?
Due domande a risposta aperta. La prima: “tratti il candidato della società dell’informazione”. Tra le tante cose che ho studiato e che cerco di ordinare e scrivere, si affaccia Marx, o almeno credo che sia lui. Ma cominciamo daccapo. Scrivo la ovvia introduzione: “nella società dell’informazione, l’informazione acquisisce importanza, non soltato come mezzo per arrivare a qualcosa di materiale, ma come valore in se, dematerializzata”. “Materia”? Mi si accende la lampadina, Marx. Mi avventuro in un pensiero: “L’eccesso di produzione ha portato la vendita a prendere sempre maggiore spazio nei processi industriali. Fino ad arrivare a oggi, dove la vendita non ha più bisogno del prodotto”. Immagino il vecchio Marx che rimane sconvolto davanti ad un pensiero simile, e un sorriso mi si stampa sulle labbra. No, no il resto di quello che ho scritto non ve lo racconto, non ne vale la pena, tutte cose che più o meno ho studiato.
Pur non avendo nessuna certezza sull’esito dell’esame, mi allontano soddisfatto. Per attraversare la strada c’è un semaforo pedonale. Vicino a me una coppia della sinistra alternativa, con i suoi caratteristici abiti. Lei tiene un bimbo piccolo in braccio. Discutono di una bicicletta, la moglie: “cinquecento euro è troppo”… Lui: “si ma guarda che ora costano così”. Lei: “si ma è solo per i ricchi” … E così via.
Attraverso la strada, prendo la macchina, e via verso casa. Ancora con il mio pensiero marxista tra le dita …
Vabbè, ma tu hai fatto ‘na manovra che neanche Tetris per parcheggiare là! Affascinante il modo in cui leggi Marx, l’hai fatto sembrare attuale!
Non capisco perché lasciate la macchina senza pagare il parcheggio, tanto si sa che a Roma ci sono i controlli! Però in bocca al lupo per l’esame, vedrai che andrà bene!