La cultura Europea, uscita dopo i conflitti mondiali del passato recente, era riuscita a creare un dialogo tra culture diverse e quindi nel tempo è stata difesa e rispettata la sensibilità degli altri. Specialmente in Francia era tenuta in considerazione quella cultura che incomincia con quella celeberrima frase di Voltaire “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perchè tu possa esprimerla” cioè la libertà di poter esprimere il proprio pensiero è stata una conquista importantissima che poi sfocierà nell’Illuminismo.
La cultura odierna non può confondersi in un’applicazione distorta di una religione, promulgata da “falsi maestri”, sfociante in un terrorismo feroce e crudele del tutto diverso da un sentimento comune di pace. Non tutti gli islamici sono terroristi ma si può affermare che c’è una parte, non riconosciuta dall’islamismo cultore di pace, che nel nome di un Dio giustifica la guerra santa e la pratica. La storia del mondo ci insegna, sin dai tempi più antichi, che il Medio oriente è stato teatro di guerre infinite e nel nome di Dio sia Cristiani che Mussulmani hanno perpetrato i più orrendi crimini. Le crociate, come guerra civile del mondo Mediterraneo Medievale, è un esempio classico di scontro tra civiltà lasciando una ferita profonda in quelle popolazioni. La contrapposizione è stata sempre quella di voler imporre la “verità” del Corano o della Bibbia. Pur avendo delle radici comuni questo ha portato ad un eccessivo amore verso Dio con il conseguente odio l’uno per l’altro per far prevalere ognuno la propria fede.
Nei tempi recenti la Guerra assurda dell’Iraq, con interventi “chirurgici mirati”, ha prodotto 200.000 morti con la conseguenza di un profondo odio tra fondamentalismi: Sciiti e Sunniti.
L’odio profondo che c’è tra Israeliani e Palestinesi è dettato da quella rivalità religiosa che ha prodotto solo e soltanto morte.
La guerra in Afganistan anch’essa ha prodotto solo morte, causata dall’invasione prima da parte dell’Unione Sovietica, combattuta tra il 1979 e il 1989. Poi sfociata in Guerra civile Afghana, combattuta tra il 1992 e il 1996. Dal 2001, guerra ancora attualmente in corso, vede fronteggiarsi da una parte ISAF ed Afghanistan e dall’altra i Talebani e Al-Qaida. Il termine Talebani indica gli studenti, delle scuole coraniche in area iraniana, incaricati della prima alfabetizzazione della popolazione per un orientamento religioso fondamentalista. Insieme ai testi sacri islamici, diffusi dagli studenti, viene imposto un ordine di comportamento di “legge islamica” in modo violento calpestando soprattutto chi non si allinea. Un modo distorto di interpretare la religione come veicolo di “guerra santa” opposta al sentimento di pace. Soprattutto le donne e la popolazione civile inerme ha pagato il tributo di sangue più oneroso.
I Boko Haram in Nigeria è un ulteriore esempio di portare terrore e odio tra la popolazione, specialmente quella Cristiana, usando il nome di un Dio.
Il terrorismo non conosce il valore della vita umana e abbraccia un fucile o mettersi una cintura esplosiva per offendere e sentirsi onnipotente. In realtà c’è una incapacità di dialogare in modo civile per far tacere l’uso delle armi portatrici di azioni sconsiderate che tradiscono il sentimento della vera cultura religiosa Islamica normale.
Se consideriamo la situazione libica si rileva una intromissione dei “signori del terrore” dell’Isis sia nella guerra civile che dietro il traffico di disperati tutto per finanziare la loro guerra sempre in nome di un Dio.
Attualmente nei paesi Europei si sono create due situazioni gravi: una è quella dei figli di seconda generazione di origine extra comunitaria di religione Islamica. Questi giovani sono cresciuti, hanno studiato nelle nostre scuole. Oggi si sentono emarginati e sono facili prede di un reclutamento terroristico che viaggia sul Web o in certe “guide spirituali” false. Questo tipo di reclutamento quando diventa di ritorno nei paesi d’origine può essere devastante, per aver appreso l’arte della guerra, producendo pericolosissimi “lupi solitari” o “piccole cellule terroristiche” di difficile controllo. L’altra situazione e la questione della libertà di opinione democratica, espressa sia in scritti che nelle vignette satiriche, che non deve essere qualcosa di offensivo e blasfemo ma un messaggio di opinione rispettosa, al diverso da noi, senza provocare una reazione incontrollata del terrorismo cosiddetto “Islamico”. Specialmente le vignette satiriche cariche di blasfemia chi le produce se ne assume la responsabilità con la consapevolezza di ciò che si va incontro. La satira quindi è il tradurre il gioco di un riquadro animato da un disegno in idee non offensive. Certamente per la nostra cultura una vignetta anche pesante sulla nostra religione Cristiana non ha mai ucciso nessuno contrariamente in Francia ha prodotto 17 morti.
Tutto ciò può avere una soluzione attraverso un distacco della religione dalla laicità politica del Paese perché il terrorismo cerca di coinvolgere l’occidente in una guerra di civiltà con connotazione religiosa. Quindi il dialogo deve essere assolutamente culturale e non scontro tra religioni anche perché già il Cristo nella storia della salvezza dell’uomo aveva affermato: “date a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare”.
Queste guerre senza fine in nome di un Dio sono solo una scusa per perpetrare odio e violenza. Dobbiamo lottare per una pace reale, non per interessi mascherati da religione.
Questo testo mi fa riflettere su quanto sia fondamentale mantenere separati la religione e lo Stato, per evitare che il fanatismo prenda il sopravvento sulla convivenza civile. Dovremmo edificare ponti, non muri!