Nel panorama delle regolamentazioni sanitarie, i sindaci ricoprono ancora un ruolo cruciale come autorità sanitarie locali, nonostante non gestiscano più direttamente il settore. Questa responsabilità è evidente nella decisione autonoma del Comune di Milano di introdurre un nuovo regolamento riguardante il fumo. Dal 1° gennaio, nella città meneghina, sarà proibito fumare a meno di dieci metri di distanza da altre persone in tutte le aree pubbliche o destinate ad uso pubblico all’aperto. Questo divieto si applica esclusivamente ai prodotti del tabacco, lasciando escluse le sigarette elettroniche.
Particolarmente significativi si rivelano i dehors di bar e ristoranti, dove le concentrazioni di fumo possono diventare notevolmente elevate, e quindi sono coinvolti nel nuovo divieto. Un divieto simile è già in vigore a Milano dal 2021, riguardando luoghi come fermate dei mezzi pubblici, impianti sportivi, parchi e aree verdi, anche se il numero di controlli effettuati è stato piuttosto scarso. Con l’introduzione delle nuove norme, si mira a proteggere i cittadini dai danni del fumo passivo e, al contempo, a contribuire alla riduzione delle emissioni di Pm10, di cui il fumo di tabacco rappresenta il 7%.
Coincidendo con il ventesimo anniversario dell’entrata in vigore della legge Sirchia, questi divieti svolgono anche un ruolo significativo di dissuasione verso il fumo, mirando a tutelare la popolazione dall’esposizione combinata a fumo e inquinamento, i cui effetti tossici possono moltiplicarsi. Attualmente, si stima che in Italia vi siano 12 milioni di fumatori, con 93 mila decessi annuali attribuibili al tabagismo, un dato che si è stabilizzato dopo la diminuzione inizialmente ottenuta grazie alla legge Sirchia. Tra questi fumatori, molti sono giovani, probabilmente meno informati sui rischi legati al fumo rispetto alle generazioni precedenti.
Diversamente dall’Australia Meridionale, il divieto milanese non si estende alle e-cig. La ricerca scientifica non ha ancora completamente chiarito gli effetti del fumo passivo delle sigarette elettroniche, mentre cresce l’evidenza dei pericoli e dei potenziali effetti cancerogeni del loro uso diretto. Un esempio significativo proviene da uno studio coreano su oltre 4,3 milioni di persone, dimostrando che ex fumatori di sigarette convenzionali che sono passati alle sigarette elettroniche presentano una mortalità maggiore rispetto a quelli che hanno abbandonato ogni forma di fumo.
Chi ricorda l’introduzione della legge Sirchia può testimoniare l’incredulità iniziale nel vederla concretamente applicata, dimostrando così che con la dovuta attenzione, anche questi nuovi divieti possono essere effettivamente rispettati. Tuttavia, una lotta più efficace contro il tabagismo dovrebbe idealmente avvenire a livello nazionale. Un’azione strategica potrebbe consistere nell’aumento del prezzo delle sigarette attraverso una tassa mirata, i cui proventi andrebbero destinati interamente alla ricerca medica e ai programmi di screening, rappresentando una risposta concreta nella lotta al fumo.
Ormai fanno de tutto per non farci godere la vita… Un’altra limitazione, chi è che rispetta sti divieti, tanto lo sappiamo! Speriamo nel buon senso, ma sinceramente ci credo poco.
Capisco il tuo punto di vista, è difficile non sentirsi frustrati con tutte queste restrizioni. È importante cercare di trovare un equilibrio tra sicurezza e libertà, anche se sembra che molte decisioni non tengano conto di come viviamo ogni giorno. Spero che con il tempo si possano trovare soluzioni che permettano a tutti di sentirsi più sereni.
Ma veramente? Anche le sigarette elettroniche non fanno male? È sempre fumo dai!… Mi sembra sensato questo divieto però, possibile che ci siano ancora 12 milioni di fumatori in Italia? Dai ragazzi, sveglia!
Sono d’accordo, è sorprendente che ci siano ancora così tanti fumatori nonostante le informazioni sui rischi per la salute. Anche se le sigarette elettroniche sono spesso percepite come una scelta meno nociva, non sono prive di rischi. È importante continuare a sensibilizzare le persone sui pericoli legati al fumo e incoraggiare stili di vita più sani.