In Europa, secondo Serge Hercberg, professore di nutrizione alla Sorbona e creatore del sistema di etichettatura alimentare Nutri-Score, il principale problema dietetico non è il consumo eccessivo di carne, zucchero o sale. Nemmeno l’alcol, i dolcificanti artificiali o la mancanza di frutta, verdura e cereali integrali rappresentano la sfida più grande. La vera difficoltà risiede nella capacità di contrastare le potenti lobby agroalimentari, che distorcono informazioni e ostacolano l’implementazione di misure efficaci. Hercberg ha evidenziato, durante un’intervista con POLITICO, come queste misure siano note e includono cambiamenti fiscali, restrizioni pubblicitarie, politiche di approvvigionamento pubblico più sane, e naturalmente, il suo sistema di etichettatura.
La questione appare particolarmente complessa dal momento dell’introduzione del logo a cinque colori in Francia nel 2017. Tale sistema, considerato candidato ideale per un’adozione a livello EU durante la precedente Commissione Europea, è stato ulteriormente minato da una campagna contro il Green Deal europeo, che ha bloccato leggi mirate a ridurre l’uso di pesticidi, promuovere il benessere animale e combattere la deforestazione. Tra i Paesi più critici nei confronti del Nutri-Score compare l’Italia, promotrice di un sistema alternativo chiamato NutrInform, che fornisce informazioni basate su cinque batterie: calorie, grassi, grassi saturi, zucchero e sale.
Nonostante l’approvazione in paesi come Francia, Spagna, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, il Nutri-Score ha visto una diminuzione della sua adozione, con il nuovo governo del Portogallo che quest’estate ha deciso di abbandonarlo. Hercberg attribuisce questo fenomeno a quella che chiama “gastro populismo,” un tentativo di giocare sulla paura identitaria e minacciare i valori tradizionali della società.
Il contesto politico attuale non favorisce un ritorno del Nutri-Score. I nuovi commissari per l’agricoltura e la salute, Christophe Hansen e Olivér Várhelyi, non sembrano intenzionati a proporre una legge sull’etichettatura alimentare a livello europeo, ignorando persino il recente rapporto della Corte dei conti europea che sollecitava un intervento in tal senso.
Questa situazione mette in evidenza quanto sia difficile contrastare le potenti influenze delle lobby e promuovere la salute pubblica, nonostante i dati della FAO sull’impatto economico negativo delle cattive abitudini alimentari in Europa. Per Hercberg, la vera sfida è di non cedere alle pressioni e mettere al primo posto il benessere della popolazione.