Negli ultimi tempi, si sta diffondendo un nuovo tipo di furto inaspettato: la sottrazione di orologi avviene non solo per strada, strappandoli dal polso, ma anche in spazi teoricamente sicuri come gli aeroporti, durante l’attesa per i controlli di sicurezza. Tali eventi non implicano gesti violenti, poiché spesso i preziosi orologi spariscono sotto gli occhi di molti, inclusi quelli del malcapitato proprietario.
È stato il caso del giornalista sportivo barese, Michele Salomone, il quale ha vissuto questa spiacevole esperienza mentre era in procinto di tornare a casa da Pisa. Durante il controllo al metal detector dell’aeroporto toscano, ha notato l’assenza del suo orologio, un pregiato Breitling in oro e acciaio che aveva riposto in una delle vaschette insieme ad altri effetti personali come una giacca, una sciarpa e un portacarte.
All’imbarazzo e allo shock iniziale, è seguita un’incredulità crescente quando il personale addetto alla sicurezza ha comunicato a Salomone che nemmeno le telecamere di videosorveglianza erano state in grado di chiarire il mistero della sparizione. Infatti, secondo quanto riportato dal personale stesso, le immagini non mostravano chiaramente né il momento in cui l’orologio è stato depositato né particolari movimenti attorno alla vaschetta. Quindi, nemmeno il sospetto di un furto poteva essere confermato attraverso quei filmati.
Dopo essere rientrato a Bari, l’episodio è stato denunciato ai carabinieri e Salomone ha deciso di condividere l’accaduto sui social media, esprimendo tutto il suo disappunto. Nel suo lungo post, ha raccontato quanto accaduto, incluso il valore affettivo dell’orologio, regalo di nozze dei suoceri nel 1993. Ha manifestato la sua frustrazione per non essere riuscito a visionare le immagini di sorveglianza e si è chiesto come fosse possibile che esse non includessero nemmeno i passeggeri vicini a lui.
Ciò che lascia perplessi è come tali avvenimenti possano verificarsi in quelli che sono ritenuti tra i luoghi più controllati e sicuri al mondo. La vicenda di Salomone non può essere semplicemente archiviata come un aneddoto, ma piuttosto deve servire da monito per una riflessione più ampia sulla sicurezza negli aeroporti e sulla reale efficacia delle misure di videosorveglianza attualmente in atto.