Nella città del Vaticano, l’immagine di papa Francesco che prega davanti a un presepe proveniente da Betlemme ha suscitato un ampio dibattito. In questo presepe, il Bambino Gesù giace in una mangiatoia adornata con una kefiah palestinese. Il giorno successivo, un’altra scena ha catturato l’attenzione: il pontefice assorto di fronte alla “Crocifissione Bianca” di Marc Chagall, un quadro che ha sempre avuto un profondo significato per lui. Chagall lo dipinse all’indomani delle violenze della Notte dei cristalli, un periodo oscuro di pogrom antisemiti in Germania.

In un’epoca dominata dai social media, queste immagini hanno cominciato a circolare ampiamente, provocando discussioni e divisioni tra gli utenti. I simboli presenti in queste rappresentazioni, inevitabilmente, hanno suscitato riflessioni e polemiche, soprattutto alla luce del conflitto a Gaza, iniziato dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023.

L’incontro con il presepe risale al sabato precedente, quando è stato benedetto da Francesco nell’aula Paolo VI, dopo essere stato donato dalla delegazione palestinese. Tuttavia, questo non è il presepe attualmente visibile in piazza San Pietro, che quest’anno proviene dalla città di Grado ed è ambientato in un contesto unico tra le «mote» della laguna.

Nelle sue recenti apparizioni pubbliche, Francesco ha esortato a riflettere sulla condizione della «martoriata Palestina», sollevando interrogativi sul rischio di un «genocidio». Davanti al presepe ornato dalla kefiah, ha parlato dei presepi di Betlemme, sottolineando il messaggio universale di pace e amore tramandato da Gesù. Il papa ha invitato a pregare per tutte le vittime delle guerre, in un appello accorato contro i conflitti e la violenza generale.

Il simbolismo del Bambinello evoca inevitabilmente la pace. Tuttavia, alcune rappresentazioni di Gesù come “palestinese” hanno generato controversie per via di un’ambiguità percepita. Un caso simile di polemica surreale si è verificato sui social, in merito all’interpretazione di Maria da parte di un’attrice ebrea israeliana nel film “Mary” su Netflix, nonostante storicamente Maria, conosciuta anche come Myriam, fosse effettivamente ebrea, così come Gesù.

Marc Chagall, di origine ebrea, conosceva bene queste complessità. La “Crocifissione Bianca”, in mostra a Roma fino al 27 gennaio presso palazzo Cipolla, racchiude in sé i dolori del popolo ebraico. Francesco ha visitato l’opera il giorno dell’Immacolata, restando in silenziosa meditazione di fronte al dipinto, evidenziando il suo significato di sofferenza e amore universale.

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