Le disposizioni previdenziali per l’anno 2025, come delineato nella Legge di Bilancio, si configurano in gran parte come una continuità rispetto all’anno precedente. Una delle poche innovazioni riguarda l’integrazione con la previdenza complementare, dettaglio che merita un discorso separato. Le modalità di pensionamento anticipato, quali “Quota 103”, “Ape sociale” e “Opzione Donna”, sono state tutte prorogate.
L’elemento nuovo è la proroga del “Bonus Maroni”, che offre una decontribuzione pari al 10% per coloro che scelgono di posporre il pensionamento nonostante abbiano già maturato i requisiti. Inoltre, è previsto un lieve incremento delle pensioni minime, che passeranno da 614,77 a 616,67 euro. Le pensioni entro quattro volte il minimo beneficeranno di una rivalutazione all’inflazione completa, con un incremento dello 0,8%, mentre per gli importi da quattro a cinque volte il minimo l’incremento scenderà allo 0,72%, e ulteriormente allo 0,6% per le pensioni superiori.
Il quadro normativo presenta anche l’estensione della possibilità di pensionamento anticipato per i lavoratori che, iniziando a lavorare dopo il 1995, possono combinare la rendita di un fondo di previdenza integrativa con la pensione Inps per andare in pensione a 64 anni. Tuttavia, chi opta per questa modalità dovrà soddisfare un requisito contributivo maggiore, che aumenta da 20 a 25 anni, e dal 2030 salirà a 30. Simili rettifiche riguarderanno l’importo minimo da raggiungere per accedere alla pensione, che passerà da tre a 3,2 volte l’assegno sociale sempre dal 2030.
Altre specifiche riguardano “Quota 103”, che permette il pensionamento sommando l’età minima di 62 anni a 41 anni di contributi, applicabile anche ai nati nel 1963, ma soggetta a ritardi introdotti dalle “finestre mobili”, che possono procrastinare il pagamento del primo assegno pensionistico di sette mesi (nove per i dipendenti pubblici). Questo sistema contributivo non ammette cumulo con altri redditi, eccetto quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale.
Per quanto riguarda l'”Ape sociale”, nel 2025, solo chi è nato entro luglio 1962 potrà beneficiarne, a causa dell’aumento dell’età minima a 63 anni e 5 mesi, escludendo così diversi lavoratori da questo strumento. La pratica di pensionamento anticipato per le donne sarà limitata alle lavoratrici che, entro fine 2024, raggiungano 35 anni di contributi e 61 anni di età, con riduzioni concesse per ogni figlio.
La manovra di Bilancio dunque, pur introducendo alcuni cambiamenti, si incontra con i rigidi controlli imposti dalla politica comunitaria sulla spesa pubblica, risultando in un’implementazione di nuove regole che però avranno un impatto su un numero limitato di lavoratori.
Ma chi c’ha capito niente sulla finestra mobile de sta Quota 103? Pe me diventa tutto più complicato!
Interessante leggere delle novità nel contesto previdenziale! Però mi preoccupa che il pensionamento anticipato diventi sempre più complesso con questi continui ritocchi ai requisiti contributivi. La sfida sarà accompagnare i lavoratori più giovani nel loro percorso previdenziale.
Noon capiscoo proprio che bisogno cii fosse di prorogare sste modalità di pensionamento, tanto quelli che lavorano di più non li premiano mai.