L’aumento dell’aspettativa di vita ha un significativo impatto sul sistema pensionistico italiano, già in condizioni precarie. Nonostante il governo abbia momentaneamente bloccato l’innalzamento dell’età pensionabile di tre mesi previsto a partire dal 2027, la direzione sembra ormai tracciata verso un allungamento della vita lavorativa. Nel 2023, l’Inps ha erogato 1.501.104 pensioni, una cifra che equivale a una pensione ogni 39 abitanti, un primato europeo tutt’altro che positivo. Chiara è la difficoltà nel rendere sostenibile questo sistema previdenziale, nonostante la tendenza di promettere soluzioni facili e irrealistiche nelle campagne elettorali. Ogni governo, in passato, ha tentato di guadagnarsi consenso con promesse poco realistiche.

Il governo Meloni, in linea con la tradizione, aveva sollevato la posta in gioco promettendo Quota 41, l’abolizione della riforma Fornero e assegni minimi a mille euro. Tuttavia, le pensioni minime sono aumentate di poco, da 614,77 a 616,67 euro nella Manovra 2025, ben lontane dai mille euro promessi. Le principali regole introdotte dalla riforma Fornero rimangono intatte, confermando che quella era forse l’unica riforma praticabile quando fu introdotta nel 2011.

Una novità nella Legge di Bilancio 2025 prevede la possibilità di andare in pensione anticipatamente a 64 anni combinando l’assegno maturato con la rendita dei fondi di previdenza complementare. Questo indica chiaramente che nel futuro la sola contribuzione Inps non sarà sufficiente a garantire un pensionamento anticipato. Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, ha evidenziato come anche nello scenario di maggiore natalità si verificherà uno squilibrio tra generazioni, con un impatto significativo sulle politiche sociali.

Il progressivo invecchiamento della popolazione implica che entro il 2031, gli over 65 costituiranno il 27,7% della popolazione, con un possibile incremento al 34,5% entro il 2050. Questo rende inevitabile l’aumento dell’età pensionabile, anche se il governo rassicura del contrario. Tuttavia, come indicato dallo stesso Chelli, a normativa vigente c’è già la previsione di un innalzamento dell’età per la pensione.

Sebbene la retorica elettorale prometta pensionamenti anticipati, la realtà è che le uscite anticipate dal lavoro sono finanziariamente poco vantaggiose. L’approssimarsi del calcolo delle pensioni con il sistema contributivo rende meno conveniente andare in pensione prima. Il governo, consapevole di questo, ha introdotto un bonus per chi decide di posticipare il pensionamento.

Il sistema pensionistico italiano affronta alcune anomalie: un tasso di natalità estremamente basso, secondo solo alla Corea del Sud, con un record negativo di nascite, e un crescente invecchiamento della popolazione. Questi fattori porteranno inevitabilmente a uno squilibrio tra la popolazione attiva e quella pensionata, mettendo sotto pressione il sistema previdenziale.

In sintesi, la sostenibilità del sistema pensionistico italiano richiede interventi strutturali e coraggiosi, lontani dalle promesse a breve termine fatte in contesto elettorale. È necessario affrontare i problemi demografici e considerare misure che incentivino la previdenza complementare, integrando le risorse disponibili con fondi esterni per garantire un equilibrio futuro.

3 pensiero su “Pensioni in Italia: l’inevitabile innalzamento dell’età pensionabile tra disincentivi e problemi di sostenibilità”
  1. Sai…con sta storia delle pensioni mi sembra di vedere sempre lo stesso film! Eppure è fondamentale rendere il sistema sostenibile, altrimenti chi paga?

  2. Ma stii politici pensano che le promesse si mangiano? Io voglio le pensioni ppiù alte subitto, no nel duemilaamai!

  3. Ho 70 anni e mi sembra che ogni governo prometta mari e monti, ma alla fine non cambia mai niente. Sempre la solita musica!

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