La Brexit, cioè l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa che deve essere ratificata dal parlamento Inglese, porterà delle conseguenze politiche economiche e finanziarie lasciando una ferita profonda al processo dell’UE. Possiamo analizzare questa nuova evoluzione per capire cosa veramente succederà per prevedere quale Europa si deve costruire.
L’europa, prima della fine della seconda guerra mondiale, aveva conosciuto decenni di nazionalismi egoistici che avevano portato milioni di morti. Dopo questi avvenimenti, con la pace della seconda guerra mondiale tra i paesi Europei, si è cercato di stipulare solo trattati economici lasciando da parte l’unione politica che avrebbe creato un saldo legame di riconciliazione tra i Paesi Europei salvaguardando le sovranità nazionali senza erigere egoismi di muri insormontabili. L’allargamento a 9 (nove) dell’UE dove la Gran Bretagna è entrata in Europa nel 1973, ma con un piede nel Regno e uno nell’EU, senza cambiare la sua moneta e proteggendo egoisticamente la sua economia. Con questa nuova situazione, della Brexit, tutti i settori: dell’economia, del lavoro, delle collaborazioni scientifiche e quant’altro entreranno in crisi sia nell’EU che nella Gran Bretagna e si può creare un effetto domino dalle conseguenze politiche gravi per l’Unione.
Analizziamo la crisi dell’Europa con la moneta che è uno dei motivi: della Brexit, dei populismi e delle spinte verso destra. Tutto conseguenza anche di una immigrazione selvaggia che ha messo in crisi tutte le Economie Europee.
La moneta unica di diciannove stati membri è stata creata dai ministri dell’Unione nel 1999 come un segnale politico di pace e sicurezza Europea. Specialmente l’Euro in Italia è stato varato male: sia nel cambio ma soprattutto nei prezzi, non esposti in doppio Lira-Euro, di beni e servizi che sono letteralmente raddoppiati col tempo e in qualche caso anche triplicati.
L’UE nelle condizioni politiche ed economiche attuali, con la crisi iniziata nel 2008, con una forte speculazione finanziaria priva di ogni scrupolo che distrugge il lavoro ogni giorno, non ha risposte adeguate per tutte le sue componenti. Così l’UE crea per taluni sempre più ricchezza senza limiti rendendo così delle condizioni di miseria per molti.
Ma allora va bene il rigorismo economico dettato da paesi forti dell’Unione con l’obbiettivo del risparmio depredato? O l’isolazionismo di certi paesi dell’UE su temi di immigrazione? O l’UE delle lobby? E che dire dell’UE che corre a due velocità dove i paesi più ricchi tengono sotto scacco quelli più deboli? E la deriva a destra di certi paesi?
Intanto la Gran Bretagna sta monitorando tutte le sue industrie per rilevare il numero di lavoratori occupati stranieri per favorire autoctoni e Comunitari. Occorre una distinzione tra l’immigrazione che fugge dalla guerra e gli immigrati economici ambedue sottoposti a numero chiuso con un controllo strettissimo per questioni di terrorismo e con una distribuzione equa nel lavoro nelle popolazioni dei Paesi dell’Unione. Questo è operare con giustizia. Una parte delle industrie inglesi hanno protestato forse perché usano gli immigrati come schiavi con costi minori e usandoli con orari e mole di lavoro maggiori come già si rileva in altre realtà Europee? Allora quale Europa si vuole?
Ogni Paese dell’Unione deve fare la sua parte, con equità e giustizia, su tutti i temi che si presentano ogni giorno con il senso di rispetto delle regole di una libera Federazione unita politicamente, senza creare Stati a statuto speciale, con tutti gli organi Istituzionali eletti democraticamente a suffragio universale. Dove il concetto: di pace, libertà e libera circolazione degli stati membri siano delle costanti . Un attenzione particolare si deve portare in certi settori strategici come l’economia e la politica estera. Punti essenziali per una meta comune.