Nel gennaio 2023, la retribuzione lorda annuale di un operaio metalmeccanico ammontava a 30.000 euro distribuiti su tredici mensilità. Da tale somma, bisognava detrarre 2.247 euro per i contributi (equivalenti al 7,5%) e 4.641 euro di Irpef, portando il reddito netto a 23.112 euro, pari a 1.778 euro mensili. Un incremento salariale di 119 euro al mese è entrato in vigore nel mese di marzo 2023, seguito da un ulteriore aumento di 88 euro a partire da gennaio 2024, che complessivamente aggiungono 2.691 euro lordi all’anno. A inizio 2024, dunque, il salario lordo annuo dello stesso operaio raggiunge 32.691 euro.

Conformemente alla Legge di bilancio 2024, i contributi scendono al 3,5% per i redditi compresi tra 25 mila e 35 mila euro, riducendo il versamento a 1.144 euro, mentre l’imposta Irpef, ora al 23% per i redditi tra i 15 mila e i 28 mila euro, ammonta a 6.079 euro. Di conseguenza, il reddito netto si attesta a 25.468 euro, ovvero 1.959 euro al mese. Il miglioramento complessivo per l’anno ammonta quindi a 2.356 euro netti, suddivisi in tre elementi: 1.359 euro derivano dal rinnovo contrattuale, 737 euro dai minori contributi, nonostante un aumento di 571 euro di imposte dovute all’innalzamento del reddito imponibile, e infine 260 euro risparmiati grazie all’accorpamento delle aliquote fiscali.

Tuttavia, il guadagno di 2.356 euro netti è puramente teorico. L’inflazione accumulata tra il 2022 e il 2024 ha comportato un incremento dei prezzi del 17%, erodendo il potere d’acquisto del salario del metalmeccanico per un valore totale di 3.700 euro. Guardando al futuro con la Legge di bilancio 2025, le negoziazioni per il rinnovo del contratto sono tuttora in corso. Considerando la situazione ipotetica di un reddito invariato, le aliquote Irpef rimarrebbero stabili mentre i contributi salirebbero nuovamente al 9,5%, bilanciati da una detrazione di 1.000 euro per i redditi da lavoro dipendente tra 20 mila e 32 mila euro lordi annuali. Per i redditi inferiori è prevista una detrazione che varia dal 7,1% al 4,8%, mentre per quelli superiori ai 32 mila euro, la detrazione di 1.000 euro si riduce progressivamente fino a scomparire a 40 mila euro.

Di conseguenza, l’iniziale beneficio finanziario di 2.356 euro per il 2025 si ridurrebbe a 2.250 euro. Ancora una volta, è solo una cifra sulla carta, dato che l’incremento dei prezzi del 17% persiste. Anche supponendo un’inflazione zero nel 2025, il calo del potere d’acquisto reale del salario ammonterebbe a 1.435 euro, con l’aggiunta di una penalizzazione di 1.114 euro pagati al Fisco, che non tiene conto della crescita dell’inflazione. In sintesi, le condizioni economiche della classe operaia rimangono in difficoltà nonostante gli adeguamenti contrattuali.

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