Nell’ambito dell’industria cinematografica, sia davanti alla telecamera che dietro le quinte, spicca la figura di un attore e produttore di grande rilievo: Richard Gere. Per il suo contributo di lunga data all’arte cinematografica e per l’impegno dimostrato in campo sociale, l’Accademia del Cinema Spagnola ha deciso di riconoscerlo con il premio Goya Internazionale. A introdurre questo prestigioso riconoscimento è stato Antonio Banderas durante i Premi Goya 2025.
Sul palco del Palazzo dei Congressi di Granada, Gere, originario di Philadelphia, ha espresso il suo ringraziamento a Banderas, definendolo affettuosamente il suo “nuovo migliore amico”, lodandone la capacità di esprimere apprezzamenti su di lui con grazia. Ha condiviso qualche parola in spagnolo, esprimendo gratitudine: «Grazie a tutti, è fantastico!».
Gere ha rivelato sentimenti misti riguardo ai premi alla carriera, sottolineando che rappresentano una sorta di conclusione prematura. Ha scherzato sul fatto che fosse sua moglie, Alejandra Silva, a meritare il riconoscimento per averlo “sopportato” per oltre un decennio. Con una nota di leggerezza ha aggiunto: «Amo gli attori, siamo tutti un po’ folli, un po’ bambini».
L’attore ha colto l’occasione per parlare di temi che gli stanno a cuore, inclusa la critica a quella che descrive come un’ondata di tribalismo che affligge la società globale. Ha espresso preoccupazione per l’elezione di leader che mancano di ispirazione e ha chiamato a una maggiore onestà e gentilezza, sottolineando l’importanza di ONG spagnole come Hogar Sí e Open Arms, impegnate rispettivamente a favore dei senzatetto e nel soccorso nel Mediterraneo. Il suo impegno sociale trova radici anche nel desiderio di far parte di un movimento di solidarietà e comprensione reciproca.
In conclusione, Richard Gere ha evidenziato l’importanza dei film come strumenti di connessione umana, pur riconoscendone il ruolo limitato rispetto a ciò che si può fare come parte integrante della comunità globale. Attraverso l’ascolto e l’interazione sincera, ha suggerito che si può realmente sentire e comprendere l’altro, contribuendo a un mondo più unito.