L’ambizioso progetto di ricongelamento dell’Artico portato avanti dalla start-up britannica Real Ice ha portato alla copertura di circa 40 mila metri quadrati di ghiaccio nel Polo Nord sin dal mese di novembre. Questo piano prevede di automatizzare il processo attraverso l’uso di 500 mila droni subacquei. Tuttavia, la comunità scientifica manifesta preoccupazioni significative riguardo i potenziali rischi associati a questa iniziativa.

L’Artico rappresenta il barometro del cambiamento climatico, con un aumento della temperatura che supera la media globale. Negli ultimi decenni, il ghiaccio spesso e pluriennale è diminuito del 95%, e studi recenti, come quello pubblicato su Nature, prevedono che l’Artico potrebbe essere privo di ghiaccio già entro l’estate del 2030. In risposta a questo scenario preoccupante, Real Ice ha sviluppato un piano per ispessire il ghiaccio artico, con l’intento di aumentare la sua resistenza durante i mesi estivi.

Negli esperimenti iniziali condotti a Cambridge Bay, in Canada, gli scienziati di Real Ice sono riusciti a creare circa 50 centimetri di spessore per migliaia di metri quadrati di ghiaccio. Nonostante i risultati iniziali appaiano promettenti, il panorama scientifico è frammentato in merito all’efficacia e alla sostenibilità di una simile soluzione. Alcuni esperti, come Jennifer Francis del Woodwell Climate Research Center, nutrono dubbi significativi sulla possibilità che il progetto possa produrre benefici duraturi.

La polemica si intensifica considerando i costi elevati dell’operazione, stimati intorno ai sei miliardi di dollari annui. La start-up spera di finanziare l’iniziativa attraverso la vendita di “crediti di raffreddamento”, concetto attraverso il quale chi inquina di più dovrebbe contribuire al ricongelamento del ghiaccio per mitigare gli impatti delle proprie emissioni.

Inoltre, i critici della geo-ingegneria polar rimarcano che tali tecnologie non hanno ancora superato test completi ed oggettivi, e sottolineano i potenziali pericoli ecologici delle proposte messe in campo. A novembre, un gruppo di 42 scienziati ha pubblicato un rapporto in cui si evidenziavano i rischi legati a questi progetti, inclusi quelli di successo limitato e possibili conseguenze negative.

Il programma di Real Ice, per raggiungere l’obiettivo di espandere la copertura di ghiaccio su un’area vasta quanto tre volte l’Italia, prevede la diffusione di droni alimentati a idrogeno verde, capaci di creare buchi nel ghiaccio con tecnologia termica. Tuttavia, nonostante le critiche e i dubbi sulla fattibilità e sulla moralità degli interventi di geo-ingegneria, i ricercatori continuano a esplorare opzioni come queste per affrontare il riscaldamento globale.

In sintesi, se da un lato il ricongelamento dell’Artico offre una speranza per mitigare il cambiamento climatico, dall’altro pone numerosi interrogativi etici, economici e ambientali. La decisione finale sulla sua implementazione richiede un’attenta valutazione sulla bilancia tra innovazione tecnologica e sostenibilità a lungo termine.

3 pensiero su “Ricongelamento dell’Artico: innovazione rivoluzionaria o rischio per l’ecosistema?”
  1. Interessante ma ho i miei dubbi sulla sostenibilità, perché il mondo scientifico è ancora diviso su questo metodo. La realtà del cambiamento climatico deve essere affrontata alla radice, non solo con soluzioni temporanee e costose.

  2. Secondo mì, spendere sei miliardi di dollari all’anno per un esperimento del genere è puro spreco di risorse. Poi come si fa a sapere se funziona davvero? Non possiamo lasciare la natura in pace?

  3. Questo progetto sembra fantascienza! Davvero così tanti droni possono fare la differenza? Spero che facciano bene i conti e non diventi un altro disastro ambientale.

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