Con l’incertezza che avvolge il destino della Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, il futuro dei milioni di rifugiati siriani resta sospeso. Molti di questi individui, che hanno abbandonato il Paese devastato dalla guerra civile, sperano di poter ritornare alle loro case. Tuttavia, la realtà sul terreno è complessa: mentre migliaia di rifugiati si stanno già dirigendo verso i confini siriani dai Paesi limitrofi, nella speranza di poter ritornare, centinaia di migliaia di altri, attualmente sparsi per l’Europa, potrebbero affrontare un imminente ritorno, volontario o forzato, in quella che sarà una nuova Siria.
L’incertezza riguarda anche l’assetto politico futuro del Paese, dato che il potere potrebbe passare nelle mani degli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS). In tale contesto, sorge spontanea la domanda se la Siria riuscirà a diventare un Paese abbastanza sicuro per accogliere nuovamente i suoi cittadini. Di fronte a un quadro politico in continua evoluzione, i governi europei stanno operando in modo prudente. Alcuni Stati membri, come Germania, Austria e Svezia, hanno già interrotto l’elaborazione delle domande di asilo e delle richieste di ricongiungimento familiare, in attesa di sviluppi più chiari.
Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il numero complessivo di sfollati siriani ha raggiunto i 12 milioni. Di questi, sette milioni sono ancora all’interno della Siria, mentre cinque milioni hanno cercato rifugio nei Paesi circostanti. La Turchia da sola ospita tre milioni di rifugiati, mentre il Libano e la Giordania ne accolgono rispettivamente 700mila e 600mila. Nel contesto dell’Unione Europea, la Germania risulta essere lo Stato che accoglie la maggior parte dei rifugiati siriani, con una popolazione che supera la metà del totale nel blocco europeo.
La crisi siriana ha avuto un impatto significativo sull’Europa, con l’arrivo di un numero rilevante di richiedenti asilo a partire dal 2014. Nel 2023, i siriani continuano a rappresentare il gruppo di richiedenti asilo più numeroso nell’Ue, con circa 183mila domande, pari al 15% del totale. Il portavoce per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, Anouar el Anouni, ha recentemente dichiarato che le attuali condizioni non permettono un ritorno sicuro, volontario e dignitoso dei rifugiati in Siria e ha aggiunto che l’UE non sta interagendo con HTS, inserito nella lista nera dei soggetti sanzionati.
Diverse nazioni europee hanno già avviato autonomamente il blocco delle procedure d’asilo per i cittadini siriani, tra cui Germania, Austria, Grecia, Danimarca, Norvegia, Belgio e Svezia. Il funzionario dell’Ufficio federale per le Migrazioni e i rifugiati tedesco ha rivelato che, data la situazione incerta in Siria, è troppo difficile formulare valutazioni affidabili sulle domande di protezione. Attualmente, circa 47 mila persone potrebbero essere interessate da questo blocco.
In Germania, si contano oltre 800mila cittadini di origine siriana, molti dei quali arrivati durante la crisi migratoria del 2015. L’attuale governo cerca di mantenere una posizione prudente, mentre alcuni membri del partito popolare Cdu/Csu hanno menzionato la possibilità di organizzare voli charter e offrire incentivi per il ritorno dei siriani. Anche in Austria, il governo ha bloccato l’esame delle domande d’asilo e sta valutando la sicurezza del Paese per potenziali rimpatri. I siriani rimangono il gruppo più numeroso di richiedenti asilo in Austria, con 12.871 domande registrate solo quest’anno fino a novembre.
Il futuro dei rifugiati siriani rimane quindi incerto, in attesa di una valutazione più chiara della situazione politica e di sicurezza nel loro Paese d’origine.