L’Italia vanta un numero sorprendentemente elevato di autovelox rispetto agli Stati Uniti, e questo fenomeno ha sollevato non poche polemiche. Mentre negli USA gli autovelox sono largamente utilizzati, l’Italia sembra averne sviluppato una sorta di ossessione. Alcuni critici suggeriscono che il loro eccesso vada oltre semplici motivi di sicurezza stradale e sembri invece un espediente per incrementare le casse comunali. L’opinione pubblica si divide tra chi ritiene necessario il loro uso per il controllo della velocità e chi invece nota una palese proliferazione senza un adeguato controllo dell’effettiva necessità.

Il cosiddetto “fleximan” è diventato simbolo di una crescente frustrazione nei confronti di questi dispositivi. La sua vicenda mette in luce un altro problema: l’esistenza di autovelox che non funzionano costantemente, ma solo al passaggio di pattuglie, riducendo la loro funzione a quella di semplici spaventapasseri meccanici sulla strada. L’episodio accaduto in Romagna, dove un uomo ha distrutto un dispositivo prendendolo a calci, ne è una dimostrazione tangibile. Sebbene condannabile, il gesto sottolinea una reazione quasi istintiva e di protesta verso una regolamentazione percepita come invadente e a tratti esasperante.

La stampa italiana ha riportato analisi contrastanti sul ruolo degli autovelox nella sicurezza stradale. Diverse inchieste hanno messo in luce le notevoli entrate derivanti dalle multe per eccesso di velocità, sollevando dubbi sull’effettiva diminuzione degli incidenti. Così, l’abbondanza di rilevatori illegali e il controverso utilizzo che ne deriva sono diventati oggetto di dibattiti accesi, incentivando anche atti di vandalismo come reazione estrema.

Recentemente, un uomo in Romagna ha scelto di risarcire con oltre 47mila euro il comune per il danno arrecato, riconoscendo il costo elevato del dispositivo distrutto. Un caso che ha fatto discutere anche sulla congruità dei prezzi di questi strumenti e sul reale valore del risarcimento imposto. Tuttavia, l’episodio sottolinea come l’automobilista abbia deciso di assumersi la piena responsabilità delle sue azioni, da una parte, dimostrando forse un’ombra di comprensione per le ragioni che possano portare qualcuno a compiere gesti del genere.

Questa proliferazione di autovelox deve dunque essere attentamente analizzata, per evitare che una legittima esigenza di sicurezza si trasformi in un fattore di malcontento generalizzato tra i cittadini. Necessaria sarebbe una maggiore trasparenza e razionalizzazione dei dispositivi su strada, affinché la loro presenza venga percepita come un autentico strumento di sicurezza, piuttosto che una macchina per multe.

3 pensiero su “Rovinato un autovelox, pagati 47.500 euro: il caso del fleximan riccionese”
  1. Ma alla fine a che servono davvero tutti questi autovelox? È tutta un’industria per spennare la gente più che altro.

  2. È vero che in Italia sembrano spuntare come funghi sti cosi… poi non funzionano neanche.. un po di serietà però, grazie.

  3. Gli autovelox sono utili per la sicurezza stradale però non si può usare come scusa per fare cassa.. c’è un limite a tutto!

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