Corpi. A dicembre, da una delle foibe, profonda oltre centotrenta metri, viene estratto anche il corpo di Norma». Erminia, che era cugina di Norma, ricorderà per tutta la vita il freddo sentito nella chiesa il giorno del funerale, ma anche l’espulsione dalla scuola per non aver voluto scrivere che ama Tito e la sua fuga verso Trieste. C’è la storia di Graziano che si è salvato, ma ha conosciuto la foiba e non l’ha mai dimenticata. C’è quella di Italia che ha lasciato la sua casa quando aveva sei anni e neanche una valigia.
La Foiba di Basovizza, situata nella provincia di Trieste, ha visto recentemente apparire scritte in lingua slava proprio sabato 8 febbraio. Si tratta di un luogo commemorativo per ricordare le vittime delle foibe, fenomeno di violenza e tragedia della storia italiana e balcanica. Le scritte apparse riportano frasi di grande impatto: «Trst je nas», che si traduce con «Trieste è nostra», «Morte al fascismo, libertà al popolo», motto dei partigiani jugoslavi nella Seconda Guerra Mondiale, e infine «È un pozzo». Questo atto di vandalismo è avvenuto proprio a ridosso della celebrazione ufficiale del Giorno del Ricordo, attirando l’attenzione delle autorità e avviando un’indagine da parte della Digos.
Il Giorno del Ricordo è una commemorazione istituzionalizzata da una legge approvata nel 2004, designando il 10 febbraio per onorare le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani dal confine orientale nel dopoguerra. La prima celebrazione ufficiale si è tenuta nel 2005. Già nel decennio precedente, la Foiba di Basovizza era stata riconosciuta come monumento nazionale.
Le foibe sono cavità naturali che si trovano nella regione carsica tra il Friuli Venezia Giulia, la Croazia e la Slovenia. Queste profondissime fessure furono teatro di tragiche esecuzioni alla fine del secondo conflitto mondiale, quando migliaia di italiani furono gettati al loro interno dai partigiani jugoslavi comunisti. Le vittime, legate una all’altra, venivano condannate a una morte crudele dopo l’esecuzione dei primi della fila, il cui cadavere trascinava con sé gli altri.
La tensione tra le popolazioni di questi territori ha radici storiche complesse. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i partigiani jugoslavi di Tito reagirono con violenza ai fascisti italiani che avevano imposto una rigidissima italianizzazione nei territori di Croazia e Slovenia. La repressione non si limitò ai fascisti, ma colpì tutti gli italiani non allineati al comunismo. Si crearono così le condizioni per le feroci epurazioni del dopoguerra, culminanti nell’orrore delle foibe e nella presa di controllo di regioni come Fiume e l’Istria interna da parte degli jugoslavi.
Per sensibilizzare le giovani generazioni, la giornalista Greta Sclaunich, insieme all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha scritto “Le foibe spiegate ai ragazzi”. Il libro, corredato di mappe e storie personali, narra le tragiche vicende di famiglie italiane coinvolte in questi eventi.
Un esempio emblematico è la sfortunata vicenda di Norma Cossetto e della sua famiglia, simbolo dell’orrore delle foibe. Storie come queste riecheggiano ancora oggi e raccontano di un passato che, seppur lontano, continua a influenzare le relazioni tra i popoli e a segnare la memoria collettiva.