Uno studio dentistico ben avviato nelle vicinanze del Duomo di Milano ha dovuto chiudere a causa di gravi problemi finanziari, determinati dalla scorrettezza della sua segretaria. La giudice Elisabetta Canevini ha emesso una sentenza di primo grado, condannando l’impiegata a quattro anni di reclusione e al pagamento di un anticipo di 100.000 euro sui danni subiti dal dentista, rappresentato dall’avvocato Roberto Pezzi. Le accuse che pendono sull’ex segretaria sono di appropriazione indebita per una cifra di 400 mila euro e autoriciclaggio.
La fiducia del dentista nella collaboratrice era così consolidata che quest’ultima aveva il compito di gestire tutta la contabilità dello studio dentistico e anche le finanze personali del suo datore di lavoro. Per questo motivo le erano state consegnate le credenziali necessarie per accedere all’home banking. Sebbene inizialmente le problematiche finanziarie sembrassero dovute a presunte inefficienze bancarie e ritardi nei pagamenti da parte dei pazienti, la realtà scoperta è stata molto diversa. Solo a seguito delle lamentele della proprietaria dell’immobile per affitti non saldati e dei solleciti dell’Agenzia delle Entrate, il dentista si è reso conto della gravità della situazione.
L’ex impiegata ha tentato di giustificare le sue azioni attribuendo colpe al sistema bancario e alla mancata puntualità nei pagamenti da parte dei pazienti. Tuttavia, le indagini hanno rivelato una fitta rete di transazioni sospette, inclusi ingenti bonifici indirizzati alla polisportiva del fratello per coprire spese e al Casinò di Mendrisio per la conversione di assegni.
La scoperta di queste operazioni ha portato all’accusa di autoriciclaggio, oltre a quella di appropriazione indebita. Per il dentista, vedersi sottrarre tale somma ha significato non solo il tracollo finanziario dello studio, ma anche la chiusura di un’attività costruita nel corso degli anni. Egli, in un tentativo di far luce su quanto accaduto, sottolinea come la fiducia riposta nella segretaria fosse basata sulla sua esperienza presso il precedente studio associato da cui il nuovo era nato, il che le aveva garantito un ruolo di grande responsabilità.
Nonostante le rassicurazioni della segretaria sui conti in difficoltà dovuti ai costi di gestione e ai mancati pagamenti dei clienti, la realtà si è rivelata, purtroppo, ben diversa. Spinto alla chiusura dello studio, il dentista si è visto costretto a cercare un nuovo impiego come collaboratore presso un altro professionista del settore. Le ripercussioni di questa vicenda rappresentano un duro colpo non solo economico, ma anche personale, dovendo fare i conti con la fiducia tradita da chi doveva gestire l’aspetto economico dell’attività.