Simone Cristicchi osserva con un sorriso l’ironico epilogo della vicenda che ha coinvolto il rapper Tony Effe, suo concittadino e prossimo concorrente al Festival di Sanremo. Il musicista, noto per la sua sensibilità artistica, non manca di sottolineare la curiosità della situazione: il rapper, escluso ufficialmente dalle celebrazioni dal comune di Roma, riesce a farsi spazio con uno show organizzato autonomamente al Palaeur per Capodanno.
Cristicchi esprime stupore riguardo alla scarsa attenzione delle istituzioni, che sembrerebbero aver invitato il rapper solo per sfruttare il successo delle classifiche musicali, senza veramente conoscere le sue opere. Interrogato sul proprio rapporto con la musica di Tony Effe, ammette candidamente di non essere un ascoltatore abituale, ma di sapere che i suoi figli, adolescenti, trovano in lui una sorta di ribellione paragonabile a quella dei Nirvana per le generazioni passate.
Il tema delle influenze musicali sui giovani viene trattato con una certa prudenza, ma anche leggerezza. Cristicchi afferma che non tutti i messaggi trasmessi dai brani debbano necessariamente essere emulati, sottolineando che le preoccupazioni reali risiedono altrove, come la difficoltà di arrivare a fine mese, le morti sul lavoro e le guerre incessanti.
Quando si discute della partecipazione di Tony Effe al Festival di Sanremo, il cantautore ribadisce che l’evento accoglie artisti di tutti i generi. Quest’anno, infatti, si esibiranno anche ulteriori cantautori degni di nota, ampliando così il panorama musicale rappresentato. Cita il famoso detto di Totò, ricordando che il pubblico ha sempre la libertà di scegliere cosa seguire.
Cristicchi riporta un episodio personale legato alla censura, ricordando le contestazioni subite durante le rappresentazioni del suo spettacolo sulle foibe. Per tre anni ha necessitato della scorta della Digos, un’esperienza che definisce tutt’altro che semplice. L’artista mette così in luce l’importanza della libertà di espressione e l’errore insito in ogni forma di censura.