I giudici hanno emesso una sentenza che costringerà 31 famiglie del quartiere Tamburi di Taranto a restituire 5 mila euro ciascuna, per un totale di 155 mila euro, che erano stati loro assegnati come risarcimento per i danni subiti dall’inquinamento industriale. Queste somme erano state versate dai Riva, ex proprietari del gruppo siderurgico Ilva. La decisione arriva in seguito all’accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Bernardino Pasanisi, in rappresentanza di Nicola Riva. La somma inizialmente ricevuta dalle famiglie era intesa come un anticipo su un possibile risarcimento, in attesa della determinazione finale dei danni legati alle emissioni dell’impianto siderurgico.
Il provvedimento è legato alla questione della competenza del processo “Ambiente svenduto”, che è stata spostata a Potenza. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dalle parti civili, tra cui il Codacons e l’Associazione Aidma, avallando la decisione della Corte di Assise di Appello di Taranto che aveva annullato la sentenza di primo grado e disposto il trasferimento degli atti all’Autorità giudiziaria di Potenza.
Un risvolto significativo di questo caso è la posizione del Codacons, che si era costituito parte civile nel processo e aveva distribuito gli assegni alle famiglie. L’associazione auspica una decisione favorevole della Cassazione che possa rendere inefficaci i decreti ingiuntivi richiesti dai Riva ai danneggiati.
L’operato della famiglia Riva, nella gestione dell’Ilva, è nuovamente sotto accusa per l’impatto ambientale negativo e la presunta consapevole negligenza nella gestione dell’impianto. Questi eventi suscitano indignazione, al punto da essere descritti come una beffa per le vittime dell’inquinamento industriale.
Infine, riguardo alla questione di competenza del processo, la Suprema Corte ha giudicato la decisione dell’appello come motivata e ineccepibile, sottolineando che la questione potrebbe nuovamente essere esaminata in caso di conflitto o nel merito della vicenda processuale. Nel processo di primo grado, erano state comminate 26 condanne, con pene significative per Fabio e Nicola Riva. Tuttavia, la sentenza è stata annullata in appello, lasciando aperto l’esito finale del contenzioso.
ma dai, sempre la solita storia colpa dell’inquinamento e poi chi ci rimette sono sempre i poveri cittadini…quanto tempo ci vorrà per avere una giustizia seria in questo Paese?
Ma come è possibile che le famiglie debbano restituire i soldi ricevuti come risarcimento? Questa è una vera ingiustizia! Non si può giocare così con la vita delle persone.