I tempi di un certo tipo di televisione, dove Flavia Vento era chiusa in una teca trasparente al centro dello studio come simbolo di oggettificazione femminile, sembrano essere ormai tramontati. Quell’era televisiva dominata da comicità volgare e irriverenza maschilista, in cui Teo Mammucari è stato uno dei protagonisti, è stata superata da un panorama più attento e rispettoso. Nello studio televisivo non c’è più posto per le battute facili e le parolacce urlate al telefono, e personaggi come Flavia Vento o Juliana Moreira non vengono più trattati come bersagli di scherno. Dopo vent’anni, i comici hanno dovuto adattarsi a un pubblico e a un contesto che esigono ironia più sottile e intelligente.
Entra in scena una nuova generazione di artisti che ha portato freschezza alla comicità, come Edoardo Ferrario, Valerio Lundini, ed Emanuela Fanelli, che propongono uno stile più raffinato e incisivo. Con l’avvento del politicamente corretto e la sensibilità verso minoranze e problematiche sociali, la televisione ha accolto una presenza femminile più autorevole, abbandonando l’accessorio estetico per sposare la figura di una donna protagonista e di talento.
Di fronte a queste trasformazioni, Teo Mammucari ha mostrato segnali di disagio. Durante una recente apparizione a “Belve”, è apparso evidente come si sentisse fuori posto, un artista in cerca di protagonismo in fuga nel nuovo panorama televisivo. Nonostante i tentativi di ritrovare il successo a “Ballando con le stelle” o con “Lo Spaesato” su Rai 2, si è trovato a combattere con il proprio passato e con un presente in cui non riesce più a risplendere come un tempo.
È significativo come Mammucari abbia più volte espresso la sua mancanza di agio durante quell’intervista con Francesca Fagnani. La sua competizione con la conduttrice dimostra l’incapacità di accettare il cambiamento dei tempi e il sopravvento di nuove figure televisive. Ha finito per cercare rifugio nel suo vecchio personaggio, senza riuscire ad adeguarsi alla velocità del presente.
L’errore di Mammucari è quello di aggrapparsi a un successo ormai sfumato, rimanendo confinato in un identikit stantio che non trova più riscontro. La televisione è avanzata e richiede artisti capaci di evolvere, comprendere e interpretare le nuove istanze. Il comico sembra invece ancorato a uno scorso irrecuperabile, dimenticando che il vero spettacolo è saper affrontare il cambiamento.