Immaginando di vestire i panni di Xi Jinping, il leader della Repubblica popolare cinese che detiene un potere a lungo termine grazie al suo mandato a vita dal 2013, diventa interessante osservare il tumulto attuale da un punto di vista cinese. Sorprendentemente, dal punto di vista di Pechino, la situazione non appare affatto negativa.

In una breve successione di eventi, Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, ha convertito quella che era intenzionata a essere una guerra commerciale su scala globale – applicando dazi anche su territori inverosimili come le isole popolate esclusivamente da pinguini – in uno scontro diretto mirato alla Cina. Sebbene inizialmente avesse comunicato che avrebbe imposto dazi massicci a una vasta gamma di partner commerciali, ora molti di questi provvedimenti, annunciati il 2 aprile, sono stati temporaneamente bloccati, complice la reazione negativa dei mercati finanziari. Tuttavia, per quanto riguarda la Cina, i dazi sono stati incrementati significativamente, fino a raggiungere il 145 per cento, a cui Pechino ha risposto con altrettanto pesanti contro-misure al 125 per cento.

L’Europa, nel frattempo, ha tirato un sospiro di sollievo con la sospensione delle nuove tasse al 20 per cento, restando solo quelle minori al 10. Mentre i consumatori statunitensi si trovano a fare i conti con le conseguenze di queste politiche, la barriera eretta contro i prodotti cinesi minaccia di impattare un volume d’importazioni annuali del valore di 435 miliardi di dollari. Tra le varie ripercussioni, il costo degli iPhone è destinato a salire vertiginosamente, non tanto per le restrizioni imposte sugli altri paesi, quanto per l’inasprimento con la Cina.

Jinping osserva la situazione con una certa serenità. Infatti, l’amministrazione Biden – antecedente a quella di Trump – aveva già introdotto dazi al 100 per cento sulle vetture elettriche cinesi, escludendole di fatto dal mercato americano, mentre l’Unione europea si era allineata con tasse del 50 per cento. Nonostante tali sforzi, le aziende cinesi non hanno sofferto gravi conseguenze: BYD, il principale concorrente cinese di Tesla, ha superato quest’ultima nelle vendite di veicoli elettrici nel 2024, vendendo 4,7 milioni di unità rispetto ai 1,7 milioni di Tesla, sopravanzandola anche nei ricavi totali.

Il disordine instaurato da Trump offre a Xi anche un vantaggio politico. L’affidabilità vacillante degli Stati Uniti sta spingendo vari governi a considerare nuove alleanze. Un esempio è rappresentato da Pedro Sánchez, il primo ministro della Spagna, a capo di uno dei pochi governi di sinistra rimasti in Europa, che si è recato a Pechino per discutere di cooperazione come partner contro un avversario comune.

Ad oggi, l’Unione Europea è più concentrata sulla possibilità di imporre delle tasse sui servizi digitali americani piuttosto che su questioni precedenti, come limitare le esportazioni di tecnologie strategiche alla Cina. L’idea di dover affrontare una guerra commerciale su due fronti non è accolta con favore a Bruxelles.

Uno degli elementi che provoca maggior soddisfazione per il leader cinese è il crescente avvicinamento con l’Unione Europea mentre simultaneamente la Cina supporta la Russia di Vladimir Putin. Questo sostegno permette alla Russia di perseverare nella conflitto in Ucraina, grazie a finanziamenti e appoggio diplomatico, mantenendo l’UE legata e sempre più esposta a una guerra prolungata che consuma risorse e logora il consenso sociale interno.

In una fase di possibile riarmo europeo, favorita da un miglioramento dei rapporti con la Cina, Xi Jinping potrebbe trarne ulteriori benefici. Gli stati europei, impegnati a difendersi da una potenziale minaccia russa, non investiranno le stesse risorse per contrastare eventuali aspirazioni cinesi su Taiwan. Xi spera di portare a termine il suo obiettivo senza dover avviare un conflitto mondiale.

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