Il tempo passa e le riforme, annunciate con grande clamore, sembrano mascherate dietro bozze confuse e poco trasparenti. Ogni giorno assistiamo a una guerra di cifre e statistiche, soprattutto su temi cruciali, con continui giochi di prestigio su miliardi di euro che sembrano comparire e scomparire a seconda delle circostanze. E mentre si temporeggia, la politica sembra concentrata più sulla campagna elettorale per le prossime elezioni europee che sulla reale risoluzione dei problemi del Paese. Non si capisce nulla, e il finto cambiamento sembra essere ancora la strategia dominante.

Non c’è più tempo da perdere: il lavoro, inteso come fonte di dignità e benessere “per tutti”, deve diventare una priorità assoluta, soprattutto per i giovani e le fasce più povere della popolazione. La politica ha il dovere di affrontare i problemi più urgenti e far sì che le risorse siano distribuite in modo equo. Eppure, il tema del lavoro continua a essere ignorato o, peggio, utilizzato solo come slogan elettorale. Al suo posto, si preferisce deviare l’attenzione su questioni secondarie, creando una cortina fumogena di annunci che non risolvono le vere esigenze del Paese.

Il tanto promesso cambiamento delle “regole del gioco” sembra ancora un miraggio. Le condizioni per lo sviluppo e la protezione del lavoro, che potrebbero mettere il Paese in grado di affrontare le sfide future, non sono neppure lontanamente in vista. Intanto, chi cerca di guadagnarsi da vivere, come chi si sveglia all’alba per guadagnare pochi euro, si sente tradito da una classe politica che sembra giocare d’azzardo con il futuro di tutti noi.

Le continue trattative e i messaggi ambigui all’Europa cominciano a stancare. Si sta cercando di far credere agli italiani che “abbiamo fatto tutto il possibile per aprire un dialogo costruttivo, ma l’Europa non vuole collaborare”? Forse il vero problema è che le regole europee vengono costantemente ignorate o violate, e questo alimenta il sospetto che ci sia una strategia per portare il Paese fuori dall’Unione Europea.

C’è poi il tema della sicurezza, un argomento che desta sempre più preoccupazione. Le riforme in questo ambito rischiano di trasformarsi in una deriva autoritaria, con una diffusione incontrollata di armi e la creazione di uno “stato di polizia”, dove ciascuno si fa giustizia da sé. Prevenire è fondamentale, e gli strumenti per farlo ci sono. Serve però una volontà politica decisa e lungimirante, che punti su soluzioni concrete anziché su misure estreme.

Le idee buone, quelle capaci di portare un reale miglioramento, non dovrebbero essere monopolizzate da nessun colore politico. La verità, però, è che siamo ancora fermi alle parole. Parole vuote, inconcludenti, mentre i risultati concreti tardano ad arrivare. E in un Paese dove le divergenze tra le diverse fazioni politiche sono così profonde, sembra impossibile trovare un terreno comune su cui costruire qualcosa di duraturo. Il rischio è che a pagare il prezzo più alto di questo immobilismo sia proprio la democrazia stessa.

Ancora chiacchiere? Sì, tante chiacchiere, ma poche, pochissime soluzioni reali.

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