La gestione delle crisi sanitarie e di sicurezza in Europa ha evidenziato l’importanza di una difesa comune, come dimostrato dalla pandemia di Covid-19. Dopo aver acquistato quasi due miliardi di dosi di vaccino, i Paesi dell’Unione Europea si sono trovati a dover distruggere oltre 131 milioni di dosi, un numero che potrebbe essere molto più alto. Questo fallimento gestionale getta luce sui rischi di azioni disorganizzate e scoordinate, richiamando l’attenzione sulla necessità di una strategia unitaria anche in ambito difensivo.

La campagna vaccinale europea ha mostrato come, nonostante gli sforzi, ci siano stati sprechi e inefficienze. Le dosi inutilizzate, cumulate nei magazzini, rappresentano milioni di euro gettati al vento. I dati sui vaccini eliminati suggeriscono l’esistenza di un problema sistemico nella gestione delle risorse comuni, problematica che si riflette anche nel recente impegno per la difesa continentale, conosciuto come ReArm Europe.

L’iniziativa ReArm Europe, promossa dalla Commissione europea sotto la guida di Ursula von der Leyen, mira a rafforzare la protezione collettiva a livello europeo. Tuttavia, come avvenuto per il Covid, il rischio di scelte affrettate e orientate più alla dimostrazione dell’azione che al raggiungimento di un’efficacia reale, resta alto. Un problema accentuato dalla sfiducia di parte della popolazione verso tali progetti.

In Italia, il dibattito su tali questioni è particolarmente acceso. Una significativa fetta della popolazione italiana mostra scetticismo nei confronti di iniziative militari e difensive europee. Le indagini mostrano una tendenza verso una sorta di neutralità, con molti italiani poco convinti dell’urgenza di rafforzare la difesa comune, considerata spesso come un ingegnoso spreco a discapito di altri bisogni come pensioni e sanità.

Questa mentalità appare divergente rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Germania, Regno Unito e Polonia, dove l’orientamento verso un rafforzamento della sicurezza è più deciso. Le posizioni politiche interne riflettono queste incertezze, influenzando la credibilità e il peso politico dell’Italia nel contesto europeo.

In definitiva, l’Italia si trova in una posizione complessa, tra nostalgie del passato e necessità di adattarsi alle nuove realtà geopolitiche. Questa sfida richiede leadership e visione per evitare che la nazione si isoli o perda terreno nel consesso internazionale. La pandemia ha posto una lente d’ingrandimento sui limiti di azioni frammentarie, un avvertimento per le future strategie di difesa comune.

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