La recente decisione della Banca Centrale Europea (Bce) di ridurre il tasso sui depositi dal 3,25% al 3% è stata accolta senza sorprese dai mercati finanziari, in quanto anticipata da molti analisti. Tale mossa si inserisce in un contesto di inflazione in linea con le aspettative, con l’Eurostat che prevede un tasso del 2,3% per novembre, leggermente al di sopra del 2% registrato a ottobre. Questo aggiustamento è parte di un più ampio percorso verso l’abbassamento del costo del denaro euro, avvicinandosi alla soglia di neutralità della politica monetaria, fissata intorno al 2%.
Christine Lagarde, Presidente della Bce, ha dichiarato che ulteriori tagli saranno valutati in base alla situazione economica dell’area euro, che recentemente non ha mostrato segnali di miglioramento. Tuttavia, gli analisti si aspettano ulteriori due tagli di 25 punti base entro marzo e forse altri due entro la fine del 2025. Nel contempo, anche la Federal Reserve americana si appresta a seguire una strategia simile, con un previsto abbassamento del tasso di riferimento del dollaro dal 4,75% al 4,5%.
In tale contesto, la politica monetaria della Svizzera si distingue per una maggiore espansività, avendo ridotto il tasso di riferimento del franco svizzero di 50 punti base, portandolo dallo 1% allo 0,5%. A Berna, il timore è che tassi troppo alti possano portare a un eccessivo apprezzamento del franco rispetto ad euro e dollaro.
L’effetto delle decisioni della Bce si è già riflesso sull’Euribor, che è sceso di circa 25 punti base da metà ottobre. Questa riduzione influenzerà anche i mutui variabili, riducendo significativamente gli oneri per i mutuatari. Facile.it ha stimato un calo della rata di un mutuo medio a tasso variabile di 18 euro nei prossimi mesi, permettendo ai titolari di mutui variabili di risparmiare seppur in misura minore rispetto a chi ha optato per il tasso fisso.
Una prospettiva positiva sembra delinearsi per i prossimi anni, poiché si prevede che il costo del denaro continuerà a scendere. I Futures sull’Euribor indicano un possibile calo dell’indice sotto il 2% entro giugno 2025, con previsioni di stabilizzazione successiva. Tali aspettative offrono auspici ottimistici per chi ha in corso mutui indicizzati a questi parametri, seppur con la consapevolezza dei rischi impliciti nei mutui variabili.