Una mossa inaspettata scuote il panorama bancario italiano: Monte dei Paschi di Siena ha annunciato un’offerta pubblica di scambio nei confronti di Mediobanca, fissando il valore dell’operazione a 13,3 miliardi di euro. Con questa mossa, l’istituto bancario senese mira a conquistare una posizione dominante all’interno della finanza italiana, cercando di acquisire un ruolo preminente nella gestione delle Assicurazioni Generali, di cui Mediobanca detiene una robusta partecipazione del 13%.
Nel contesto di questa operazione finanziaria, due influenti famiglie imprenditoriali italiane, Caltagirone e la famiglia Del Vecchio con Delfin, potrebbero svolgere un ruolo cruciale. Attualmente, queste famiglie detengono insieme il 27,6% delle azioni di Mediobanca e una quota importante, pari al 15%, del capitale di Mps. Inoltre, possiedono un significativo 16,9% delle Assicurazioni Generali. Anche il governo italiano avrà un impatto rilevante sull’esito dell’operazione, applicando il controllo del golden power e in quanto azionista dell’11% di Mps.
L’offerta di Monte dei Paschi propone agli azionisti di Mediobanca di scambiare le proprie azioni con 2,3 nuove azioni Mps per ciascuna azione di Mediobanca posseduta, con un premio del 5,03% rispetto al prezzo di mercato registrato al 23 gennaio 2025. Obiettivo dichiarato è la creazione di un nuovo leader nazionale nel settore bancario, che unisca la forza della banca commerciale di Mps, specializzata nei servizi ai privati e alle imprese, con l’esperienza nella consulenza e gestione patrimoniale della banca d’affari Mediobanca.
Il possibile nuovo gruppo avrebbe un portafoglio clienti superiore a sei milioni e, ai valori di mercato attuali, potrebbe vantare una capitalizzazione complessiva di oltre 20 miliardi di euro. In questo nuovo scenario, Delfin emergerebbe come il principale azionista con una quota del 15,7%, seguito dal gruppo Caltagirone con il 6,6%, dal governo con il 4,8%, da Blackrock con il 2,5% e infine Banco Bpm con il 2%.
Secondo il piano presentato dall’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, questa operazione rappresenta un approccio innovativo per il consolidamento bancario in Italia, creando valore non solo per gli azionisti delle due banche coinvolte, ma per l’intero sistema economico nazionale. L’idea è di preservare e valorizzare i marchi storici di Mps e Mediobanca, fondendoli in un’unica entità industriale.
L’operazione consentirebbe di trasformare 2,9 miliardi di imposte differite attive (DTA) di Mps in crediti d’imposta, sfruttando una base imponibile unificata più ampia. Si prevedono, inoltre, significative sinergie finanziarie che potrebbero portare vantaggi annui ante imposte di circa 700 milioni di euro, suddivisi tra sinergie di ricavo (300 milioni), sinergie di costo (300 milioni) e sinergie derivanti dalla raccolta (100 milioni).
Il 17 aprile è stata convocata un’assemblea straordinaria degli azionisti di Mps per votare sull’aumento di capitale necessario all’offerta. Nonostante ciò, è noto che questa offerta non è stata discussa in precedenza con i vertici di Mediobanca, i quali la interpretano come ostile. Tuttavia, la Fabi, principale sindacato dei bancari, ha accolto positivamente l’iniziativa, definendola una mossa strategica di elevato impatto per il settore finanziario italiano, auspicando un approfondimento sul piano industriale e i suoi effetti sull’occupazione.
In un contesto internazionale di continua evoluzione, anche il panorama bancario italiano è in fermento, con Mosse audaci come quella di Mps che potrebbero ridefinire gli equilibri del settore nei prossimi anni.