Nella recente intervista rilasciata da Ahmad al Sharaa, meglio conosciuto come Abu Mohammad al Jolani, alla rete televisiva saudita Al Arabyia, emergono le linee guida per il futuro della Siria post-Assad. Al Jolani, figura di spicco del panorama politico siriano, ha sottolineato l’importanza di un dialogo inclusivo per garantire la rinascita del Paese, pur ammettendo che la transizione verso un regime democratico richiederà notevole tempo.

Al centro delle sue dichiarazioni, c’è l’intenzione di integrare le milizie curde all’interno dell’esercito nazionale. Al Jolani ha inoltre espresso la speranza che l’amministrazione statunitense appena insediata rimuova le sanzioni imposte alla Siria e ha manifestato la volontà di proseguire la collaborazione con la Russia. Quest’ultima, secondo le previsioni, manterrà le proprie basi militari sul territorio siriano almeno nel prossimo futuro.

Uno degli aspetti più rilevanti dell’intervista è la promessa dello scioglimento di Hayat Tahrir al Sham (Hts), la formazione islamica che ha giocato un ruolo cruciale nella lotta contro il regime di Bashar Assad. Questo avverrà con la formazione del nuovo esercito nazionale, il cui nucleo verrà costituito una volta avviata l’Assemblea del Dialogo Nazionale. Tuttavia, le modalità di selezione e le funzioni effettive di tale assemblea restano ancora da definire.

Al Jolani sembra voler mantenere un controllo autocratico durante il periodo di transizione, poiché vede nella condivisione del potere un ostacolo potenziale alla stabilizzazione del Paese. Le sue previsioni indicano che il processo preparatorio per le elezioni future potrebbe protrarsi fino a quattro anni, mentre la stesura della nuova costituzione potrebbe richiederne tre.

Queste dichiarazioni indicano un percorso di transizione complesso e articolato per la Siria, che si prepara a una nuova fase della sua storia politica.

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