L’accordo recentemente firmato tra Hamas e Israele rappresenta un momento significativo nella lunga crisi di Gaza, giungendo dopo 467 giorni di conflitto e intensi negoziati. Questo accordo, sviluppato in tre fasi, non segna però la fine definitiva delle ostilità, ma getta le basi per un possibile cessate il fuoco permanente. Basem Naim, portavoce di Hamas, ha diffuso un comunicato che descrive i punti essenziali di questa intesa.
I termini del trattato includono la liberazione di 33 ostaggi israeliani, processata in un periodo di sei settimane, in cambio del rilascio di un numero variabile di detenuti palestinesi, stimato tra 990 e 1.650. Le prime liberazioni dovrebbero coinvolgere tre ostaggi, appartenenti a categorie vulnerabili come donne, bambini, anziani e feriti, seguite infine dal rilascio di 14 ostaggi nell’ultima settimana del ciclo. Durante il corso di questi rilasci, Hamas e Israele affronteranno negoziazioni per definire la successiva fase del processo.
Un aspetto delicato delle trattative riguarda la liberazione di due ostaggi israeliani, detenuti a Gaza dal 2014, i quali saranno rilasciati in cambio di 30 prigionieri ciascuno. Queste persone, affette da problemi mentali, si erano inavvertitamente avventurate nel territorio di Gaza e lì catturate.
Parallelamente allo scambio degli ostaggi, il ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza è stato un tema di particolare tensione nelle discussioni. È stato stabilito che le forze israeliane si ritireranno progressivamente dal corridoio Filadelfia, che confina con il Sinai egiziano, posizionandosi in una zona cuscinetto durante la prima fase. Inoltre, ci sarà un ritiro graduale dai centri abitati della Striscia, permettendo ai palestinesi di rientrare nella zona nord di Gaza, previa verifica. Il ritiro attraverso il corridoio Netzarim faciliterà l’ingresso di 600 camion di aiuti umanitari al giorno dal valico di Rafah.
La terza fase prevede la restituzione delle salme e la definizione di un piano di ricostruzione della regione, sotto la supervisione di Egitto, Qatar e Nazioni Unite, puntando a stabilire una nuova struttura di governance.
Questa tregua temporanea segna un passo avanti, ma la strada per un vero e duraturo cessate il fuoco è ancora costellata di incertezze e complessità diplomatiche.