Le cronache recenti dal Medio Oriente parlano di un accordo delicato raggiunto con la mediazione del Qatar tra Israele e Hamas, che potrebbe portare a una fragile tregua. Al centro delle tensioni si trova Arbel Yehoud, una giovane di 29 anni rapita dai miliziani il 7 ottobre dal kibbutz Nir Oz, insieme a due altri ostaggi tra cui la soldata Agam Berger. La liberazione della giovane insieme agli altri ostaggi è prevista per giovedì, se l’accordo verrà rispettato.
L’accordo è stato possibile grazie all’intervento del Qatar e permetterebbe anche ai palestinesi di ritornare a vivere nel nord di Gaza. Tuttavia, la tregua rischia di spezzarsi se gli impegni non verranno rispettati. Giovedì dovrebbe essere il giorno in cui i miliziani consegneranno Arbel alla sua famiglia, che non la vede da 479 giorni, alimentando le speranze dei genitori di poterla finalmente riabbracciare.
I Yehoud sono stati confortati da due false speranze: prima il nome di Arbel compariva nella lista delle persone da liberare immediatamente, poi Hamas aveva promesso il suo rilascio nella seconda giornata di scambi, ma al suo posto sono state liberate altre soldate. Secondo l’accordo, le donne civili avrebbero dovuto avere la priorità sulla liberazione rispetto alle militari, ma Hamas ha violato questa clausola.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha reagito con fermezza a questa violazione, vietando ai palestinesi il passaggio nel corridoio di Netzarim per rientrare nel nord di Gaza, dove la massima parte delle abitazioni sono state distrutte dai bombardamenti.
Hamas, dal canto suo, ha assicurato ai negoziatori che Arbel è ancora in vita, sebbene le autorità israeliane non abbiano confermato tale dichiarazione. Questo ha scatenato un nuovo scambio di accuse tra le parti in conflitto. In questo contesto, emerge la frustrazione di circa cinquecentomila palestinesi che si trovano a vivere in condizioni precarie, molti accampati per strada, senza colpe dirette.
Il desiderio di ricongiungersi con Arbel è condiviso da tutta la sua famiglia. Il padre, Yechti, in una recente intervista televisiva ha espresso speranza che i rapitori riconoscano la bontà della figlia e le risparmino ulteriori sofferenze. Arbel, cittadina anche tedesca, si troverebbe attualmente nelle mani della Jihad islamica palestinese.
La sua storia è strettamente intrecciata con quella del suo fidanzato, Ariel Cunio, ancora nella Striscia di Gaza. Il giorno del rapimento si trovava nel kibbutz Nir Oz, teatro di un massacro in cui un quarto dei residenti è stato ucciso o rapito da Hamas. Tra le vittime del raid c’è anche Dolev Yehud, il fratello di Arbel, ucciso mentre difendeva la comunità.
I genitori Yehoud, distrutti dal dolore e dalla mancanza della figlia, continuano a sperare in una sua rapida liberazione, aspettando con ansia il momento in cui potranno riabbracciarla. Arbel è descritta dai suoi cari come un’appassionata di spazio e astronomia, il cuore pulsante della famiglia.
Nel contempo, emergono i racconti delle donne recentemente liberate, che raccontano di tunnel bui, di paura di non farcela, di fame e sete. Le famiglie dei militari ex ostaggi chiedono che la tregua venga onorata finché l’ultimo dei prigionieri non sia al sicuro. Alcuni genitori hanno espresso gratitudine verso chi supporta gli sforzi per il rilascio degli ostaggi, sfogando tuttavia il loro disprezzo nei confronti di quanti si oppongono agli accordi di tregua.