Secondo quanto riportato dall’agenzia Tass, un dispositivo esplosivo equivalente a 300 grammi di tritolo è stato responsabile della morte del generale Igor Kirillov e del suo vice a Mosca. Kirillov era a capo delle unità di difesa radiologica, chimica e biologica delle Forze armate russe. Gli artificieri hanno raccolto tutte le prove sul luogo dell’attentato per indagare sull’accaduto e assicurarsi che non ci fossero altri ordigni, mentre l’esplosione ha devastato le finestre di un edificio vicino, svegliando i residenti poco dopo le sei del mattino. Le autorità hanno avviato un’indagine penale sull’incidente avvenuto in viale Ryazansky, dov’è esploso l’ordigno nascosto in un monopattino elettrico.
La rappresentante del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha sottolineato il ruolo di Kirillov, ricordando come avesse a lungo denunciato i crimini dell’Occidente e le presunte provocazioni della Nato, riferendosi a episodi in Siria e alle operazioni segrete britanniche.
Nel frattempo, la tensione rimane alta con l’Ucraina. Sergiy Kyslytsya, rappresentante permanente di Kiev presso le Nazioni Unite, ha dichiarato che la Russia ha lanciato 1.100 missili su infrastrutture energetiche ucraine nel 2024, in numerosi attacchi mirati. Questi eventi sono parte di un conflitto che si intensifica, con Kiev che pone responsabilità sulla Russia per atti simili. L’Ucraina ha adottato una politica aggressiva, simile a quella israeliana, mirante a colpire figure chiave dietro le linee nemiche.
Inoltre, il governo ucraino ha prorogato il divieto d’importazione di prodotti russi fino alla fine del 2025, un altro passo nella guerra economica tra le due nazioni. Ma la guerra si combatte anche sul piano propagandistico e informativo: il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, accusa Mosca di celare le perdite fra i soldati nordcoreani che combattono accanto ai russi, un possibile tentativo di nascondere alleate svantaggiose o imbarazzanti nel conflitto in corso.
Tutti questi sviluppi sottolineano l’intricato e pericoloso quadro che si sta delineando nell’Europa orientale, dove le azioni militari, le strategie di intelligence e i gesti diplomatici continuano a giocare un ruolo critico nel destino delle nazioni coinvolte.