Itamar Ben Gvir, ex ministro israeliano e figura di spicco dell’estrema destra, ha recentemente espresso l’intenzione di riprendere l’offensiva militare contro Gaza. Questo invito a un’intensificazione del conflitto arriva in seguito all’annuncio da parte di Hamas di voler rimandare il prossimo scambio di prigionieri. Secondo Ben Gvir, Israele dovrebbe intraprendere un “assalto massiccio” coinvolgendo attacchi via terra e aria e imponendo un blocco totale degli aiuti umanitari destinati alla Striscia, includendo tra le risorse da bloccare elettricità, carburante e acqua. Ha anche proposto di colpire gli aiuti già in possesso di Hamas.

Nel frattempo, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha invitato le Forze di Difesa Israeliane a prepararsi per ogni possibile scenario a Gaza, in risposta al rinvio del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas, definito una grave violazione del cessate il fuoco. Katz ha sottolineato l’importanza di proteggere le comunità di confine, affermando che Israele non tornerà alla situazione del 7 ottobre passato.

Il portavoce di Hamas ha invece giustificato il rinvio come una risposta alle violazioni israeliane degli accordi, compreso il ritardo nel ritorno degli sfollati e l’ostruzione degli aiuti umanitari. In un comunicato, Hamas ha ribadito l’intenzione di rispettare l’accordo, esortando Israele a fare altrettanto e a compensare retroattivamente le recenti infrazioni.

Nel contesto delle tensioni, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lodato la visione del presidente americano Donald Trump per il futuro di Gaza, in contrasto con le posizioni dell’opposizione. Tuttavia, il piano statunitense ha suscitato critiche da parte di diversi leader internazionali, tra cui il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, che lo ha definito una minaccia alla credibilità degli USA e alla pace duratura nella regione.

Parallelamente, l’Autorità Nazionale Palestinese ha firmato un accordo con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e l’Organizzazione Internazionale Araba per la Ricostruzione in Palestina, destinando 80 milioni di dollari per la rimozione delle macerie a Gaza e la creazione di rifugi temporanei.

Infine, la comunità internazionale rimane in allerta mentre la delegazione israeliana ritorna da Doha, dove sono in corso i negoziati sulla seconda fase del cessate il fuoco, e le tensioni nella regione continuano a influenzare le relazioni globali, come evidenziato dalle dichiarazioni del Cremlino e dagli sviluppi tra Israele e Iran.

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