La recente dichiarazione del Presidente Joe Biden, avvenuta venerdì scorso, ha riportato al centro del dibattito politico e sociale le tensioni mai sopite all’interno del movimento per i diritti all’aborto, riguardanti l’eredità del presidente uscente in tema di diritti riproduttivi. Biden, a soli tre giorni dalla conclusione del suo mandato, ha annunciato che l’Emendamento per i Diritti Umani è ormai parte della Costituzione americana. Questo annuncio, però, ha generato discussioni sia tra i difensori sia tra i detrattori di Biden riguardo il reale significato del gesto, poiché la stessa Casa Bianca ha ammesso che non ha alcuna forza di legge.
Senatrice Kirsten Gillibrand ha definito mossa storica il passo del Presidente, il quale potrebbe dare il via a battaglie legali per il ripristino dell’accesso all’aborto a livello nazionale. L’emendamento potrebbe fornire un percorso chiaro per contestare la decisione Dobbs della Corte Suprema del 2022, che dichiarava le donne in età riproduttiva prive di un diritto alla privacy comparabile a quello degli uomini.
Tuttavia, molti sostenitori dei diritti all’aborto si mostrano delusi dal fatto che Biden non abbia agito prima o in maniera più decisa. Alcuni si sono espressi sui social media descrivendo l’annuncio come “pura farsa” e “vuoto di significato”. David Cohen, professore di legge e sostenitore dei diritti all’aborto, sostiene che la mancanza di azioni concrete nel merito rende l’annuncio del Presidente un gesto debole e tardivo.
Nel frattempo, alleati di Biden hanno difeso la sua amministrazione argomentando che il Presidente ha fatto tutto il possibile per mitigare l’impatto delle leggi statali anti-aborto. Le azioni della Casa Bianca includevano la difesa dell’accesso alle pillole abortive tramite vie legali, politiche della FDA, memorie legali per proteggere i medici nella loro distribuzione, e revertendo le restrizioni dell’ex Presidente Trump sui programmi di pianificazione familiare.
Nonostante queste misure, il malcontento è diffuso soprattutto tra i progressisti che ritengono Biden, in qualità di fervente cattolico con una storia politica in gran parte contraria all’aborto, non aver fatto abbastanza per prevenire o rispondere alla revoca della sentenza Roe v. Wade. Anche chi ha apprezzato l’annuncio sull’Emendamento per i Diritti Umani si dispiace che non sia stato fatto di più prima dell’insediamento di Trump.
Il dibattito politico si fa più acceso con le critiche mosse per una presunta mancanza di chiarezza nella comunicazione delle azioni prese dall’amministrazione Biden, citando casi in cui lo stesso elettorato ha sostenuto emendamenti pro-aborto e, allo stesso tempo, candidati repubblicani contro tali diritti.
Inoltre, l’amministrazione uscente si è vista criticata per aver proposto un ripristino dell’accesso all’aborto fino alla vitalità fetale, piuttosto che per tutta la durata della gravidanza. Anche l’iniziativa per utilizzare i fondi Medicaid per aiutare le donne a recarsi fuori stato per l’aborto non ha trovato applicazione pratica.
Nonostante il complesso contesto e le critiche, i sostenitori infatti ritengono che l’annuncio sull’Emendamento per i Diritti Umani, pur tardivo, rappresenti un passo avanti necessario. Alcuni considerano che Biden potesse dichiararlo ratificato già da tempo, poiché l’emendamento era stato ratificato come 28° emendamento della Costituzione già nel 2020.
Alla domanda sul cambiamento nella posizione di Biden nel corso della sua presidenza, un funzionario della Casa Bianca ha spiegato a POLITICO che il convincimento del Presidente sull’opportunità di dichiarare l’emendamento ratificato è maturato anche grazie agli argomenti favorevoli presentati dall’American Bar Association e da altri eminenti studiosi legali.