Jamie Dettmer, editorialista di opinione presso POLITICO Europe, ha evidenziato una controversia significativa a Washington riguardo al merito del cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Quando gli è stato chiesto chi dovesse ricevere il merito per l’accordo, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha risposto incredulo, sottolineando la confusione che circonda l’origine di questo successo diplomatico.
L’ex presidente Donald Trump non ha perso tempo nel rivendicare il successo dell’accordo, attribuendoselo con proclami sul suo sito Truth Social. Trump ha sostenuto che il cessate il fuoco era un risultato inevitabile della sua amministrazione, che, secondo lui, aveva messo in mostra l’intento di promuovere la pace globale.
Nonostante ciò, per Biden e il suo team, l’accordo rappresenta la realizzazione di un piano dettagliato che hanno perseguito dal maggio precedente, con il contributo del segretario di Stato americano Antony Blinken e dell’inviato speciale per il Medio Oriente Brett McGurk, oltre che dei mediatori qatarioti ed egiziani. La squadra di Biden aveva contattato i funzionari di Trump per unirsi agli sforzi, prevedendo che avrebbero comunque ereditato l’accordo.
Mentre si discute su chi debba essere acclamato come fautore del successo, è indubbio che l’amministrazione Biden abbia spinto intensamente per consolidare un’intesa tra il leader israeliano Netanyahu e Hamas. Tuttavia, non è passato inosservato il ruolo di Trump e dei suoi stretti collaboratori come Steve Witkoff, il futuro inviato speciale per il Medio Oriente. È stato un discorso di Trump il 7 gennaio a scuotere l’inerzia delle trattative, accompagnato dal timore di Netanyahu di opporsi alle pressioni dell’ex presidente.
La reticenza di Biden e dei suoi funzionari a esercitare una pressione sufficiente su Israele è stata notata, con l’intenzione di evitare riflessi politici domestici sfavorevoli alla vigilia delle elezioni. D’altronde, la minaccia di Trump ha fatto breccia tra le resistenze dei membri della coalizione di destra di Netanyahu, che avevano minato i precedenti tentativi di pace.
La situazione si è ulteriormente complicata per Netanyahu a causa dei suoi interessi geopolitici, come la pressione sull’Iran e le aspettative riguardo alla soluzione a due stati. In risposta, Trump e il suo inviato, non esitando a essere diretti nelle loro richieste, hanno costretto Netanyahu ad affrontare i suoi stessi ostacoli politici interni, culminando in incontri fuori orario per assicurare che l’accordo fosse concluso.
Nonostante alcuni membri della coalizione israeliana, come Bezalel Smotrich, abbiano espresso riserve sull’accordo, la pressione combinata degli Stati Uniti sotto Trump sembra aver facilitato la sua accettazione. Mentre il dibattito su chi meriti il plauso continua, resta chiaro che l’intrigo politico e le dinamiche internazionali hanno giocato un ruolo cruciale nel raggiungere questo inatteso cessate il fuoco.