Il programma segreto del governo bielorusso ha svelato un disegno orchestrato per utilizzare la migrazione come arma destabilizzante contro l’Unione Europea. Attraverso intercettazioni telefoniche e documenti acquisiti da POLITICO, è emerso come le autorità bielorusse abbiano facilitato il transito illegale di migranti verso l’Europa. Le comunicazioni evidenziano il ruolo attivo delle forze di sicurezza in collaborazione con agenzie di viaggio e hotel statali per agevolare l’ingresso di migranti nel paese e il loro successivo passaggio clandestino oltre le frontiere verso l’UE.

L’iniziativa, che ha preso piede durante la primavera del 2021, sembra essere emersa come una risposta alle sanzioni imposte dalla UE a seguito delle elezioni presidenziali contestate che hanno riconfermato Alexander Lukashenko al potere. Questo programma di guerra ibrida è stato architettato per seminare disordine politico nei paesi limitrofi dell’unione europea. Nel contesto delle sanzioni economiche, Lukashenko avrebbe deciso di smettere di prevenire il flusso di migranti e di stupefacenti attraverso il confine bielorusso, un vero attacco indiretto alle politiche europee in materia di immigrazione e sicurezza interna.

Tra il materiale raccolto, troviamo comunicazioni tra forze di sicurezza bielorusse e operatori turistici controllati dallo stato, che rivelano un’organizzazione di viaggi prolifica in vari paesi, tra cui l’Iraq, con promesse allettanti di attraversamenti facili verso l’Europa. I migranti, a cui veniva garantito un visto all’arrivo, erano poi accolti e scortati in hotel di proprietà di enti governativi che rispondono direttamente a Lukashenko.

Nonostante le evidenze raccolte, Lukashenko ha sempre negato qualsiasi accusa di sfruttamento dei flussi migratori come arma politica. In un’intervista, sfidò gli accusatori a presentare prove concrete. Tuttavia, i dettagli ottenuti mostrano come le operazioni venissero gestite attraverso un rete di agenzie di viaggio che facevano parte di una struttura ben oliata. Questa rete includeva compagnie aeree come Fly Baghdad e Iraqi Airways, che trasportavano i migranti a Minsk, fornendo loro un facile accesso al paese e successivamente facilitando il loro passaggio ai confini con Polonia, Lituania e Lettonia.

Il piano sembrava funzionare incontrastato fino all’estate del 2021, quando media indipendenti iniziarono a fare luce sugli anomali movimenti di stranieri in Bielorussia. Questo attirò l’attenzione su Tsentrkurort, l’agenzia di viaggi statale coinvolta nelle richieste di visto, portando a una modifica strategica nelle operazioni.

Dopo le prime rivelazioni mediatiche e le crescenti pressioni internazionali, il programma subì adattamenti. Le responsabilità formali per la documentazione dei visti furono trasferite a un’agenzia privata, un modo per distanziare formalmente il regime dalle attività di traffico di migranti. Le aziende bielorusse coinvolte nel processo iniziarono, inoltre, a fare appello tramite la Russia per ottenere visti, cercando di ridurre il rischio di essere direttamente collegate alla crisi migratoria.

La reazione dell’Unione Europea, da parte sua, è stata quella di rafforzare ulteriormente le frontiere, con la Polonia intenzionata a sigillare il confine per fermare il flusso di migranti. Questo scontro indiretto tra Minsk e Bruxelles rivela non solo una crisi umanitaria alle porte dell’Europa, ma anche un profondo conflitto geopolitico che sfrutta vulnerabilità globali per ottenere vantaggi politici.

È una realtà in continua evoluzione, dove vite innocenti vengono trattate come pedine in un gioco di potere internazionale, ponendo seri interrogativi su come affrontare, in modo coeso ed efficace, le sfide della migrazione e della sicurezza nel nuovo contesto globale.

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