Cinque anni dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, il 31 gennaio 2020, è possibile valutare un bilancio della cosiddetta Brexit. Nonostante una narrativa spesso catastrofista abbia dipinto il Regno Unito come un’economia in declino senza soluzione, la situazione attuale presenta molte sfumature e vari livelli di complessità. Quest’analisi è stata approfondita nel recente rapporto “The Brexit Files”, pubblicato dal pensatoio “Uk in a changing Europe”, con l’obiettivo di analizzare l’impatto della decisione su diversi aspetti economici e sociali.
Secondo le stime dell’Ufficio per la Responsabilità di Bilancio, la Brexit ha generato una diminuzione del 15% delle importazioni ed esportazioni britanniche previste nel lungo termine, causando una riduzione del 4% della produttività economia del Paese. Tuttavia, esperti del settore finanziario indicano che si tratta di previsioni basate su modelli matematici, suscettibili di essere influenzate da ulteriori fattori o cambiamenti nelle politiche.
Gli economisti stimano che l’incidenza negativa della Brexit sul Pil del Regno Unito possa superare il 5%, sebbene vi siano molti altri elementi da considerare, come la pandemia da Covid-19, l’aumento dei prezzi energetici e l’inflazione. La performance economica britannica appare quindi condividere tratti comuni con altri grandi Paesi europei, come Francia, Germania e Italia.
Analizzando il panorama economico britannico, si è osservata una divergenza marcata tra il settore dei servizi e quello manifatturiero. Mentre il volume del commercio di beni è sceso del 9,4% nel 2024 rispetto al 2019, il valore dell’export dei servizi ha registrato un incremento del 7,5% annuo, soprattutto nei settori della programmazione informatica e delle industrie creative.
Il settore dei servizi ha retto bene l’impatto della Brexit, contrariamente alle previsioni di esodo massiccio di posti di lavoro. Tuttavia, la manifattura e le piccole e medie imprese, fortemente dipendenti da questo comparto, hanno subito maggiori contraccolpi.
Un ulteriore aspetto imprevisto riguarda l’immigrazione: mentre quella proveniente dall’UE è diminuita, si è registrato un aumento significativo di flussi migratori dai Paesi extra UE, compensando ampiamente la perdita iniziale e contribuendo a sostenere l’economia britannica.
Infine, sebbene i dati relativi agli investimenti rimangano poco chiari, sembra che la Brexit abbia portato a una contrazione significativa tanto degli investimenti pubblici quanto di quelli privati.
In sintesi, il professor Jonathan Portes del King’s College di Londra descrive l’effetto della Brexit come uno “sgonfiamento lento”: difficile da isolare rispetto ad altri fattori. La realtà è che, malgrado l’impatto significativo, le conseguenze sono state meno drastiche di quanto previsto da alcune stime. La scelta della Brexit è stata principalmente politica ed emotiva, come sottolinea il professor Tony Travers della London School of Economics, piuttosto che puramente economica.