Recentemente, la città di Bruxelles, fulcro delle istituzioni europee, è stata scossa da una serie di sparatorie mortali legate al traffico di droga. Questi eventi violenti, che hanno portato alla morte di due persone e al ferimento di altre quattro nel solo primo mese e mezzo dell’anno, evidenziano una drammatica caduta della sicurezza e della stabilità sociale in quella che un tempo era considerata una capitale globale di grande prestigio.
Questa situazione, quasi impensabile fino a pochi anni fa, serve da monito urgente sulla crisi che la città sta affrontando, esacerbata dalla mancanza di una guida politica efficace. L’intricata e frammentata struttura governativa del Belgio, composta da molteplici livelli di poteri spesso in conflitto tra loro, contribuisce a una paralisi decisionale che sta avendo conseguenze devastanti nella gestione della criminalità e nella pianificazione urbanistica.
La regione di Bruxelles, infatti, nove mesi dopo le elezioni, è ancora impantanata in dispute politiche che impediscono la formazione di un governo operativo. Questa stasi non solo ostacola il coordinamento efficace delle forze dell’ordine contro la criminalità, ma crea anche ritardi critici nella realizzazione di alloggi sociali e progetti infrastrutturali chiave. I fondi destinati ad organizzazioni benefiche, ONG e iniziative culturali sono bloccati, mentre finanziamenti essenziali per i servizi sociali, la polizia e le autorità locali restano in sospeso, generando un clima di incertezza.
Alla luce di quanto accade, il debito pubblico della città continua a crescere, rispecchiando il degrado visibile nelle strade della città stessa, dove i rifiuti si accumulano. Christophe De Beukelaer, un deputato appartenente al centro dello spettro politico, ha sottolineato la gravità della situazione affermando che è in gioco la stessa sopravvivenza di Bruxelles come città vitale e funzionante. La necessità di una leadership capace di risollevare la città è ora più che mai impellente.