Cecilia Sala è tornata in Italia dopo 21 giorni di detenzione nel carcere di Evin, in Iran. Durante la sua prigionia, la giornalista de Il Foglio e di Chora Media ha mantenuto il contatto col compagno, Daniele Raineri, grazie a poche telefonate. In una di queste, avevano deciso di leggere insieme, anche se a distanza, il libro “Kafka sulla spiaggia” di Haruki Murakami.
Il suo arresto, avvenuto il 19 dicembre, è stato privo di motivazioni ufficiali, e solo il 30 dicembre il ministero della Cultura e dell’Orientamento Islamico iraniano ha comunicato che era stata fermata per presunte violazioni delle leggi della Repubblica Islamica. Non sono mancati, nel frattempo, sforzi diplomatici, tra cui l’incontro della Premier Giorgia Meloni con Donald Trump negli Stati Uniti, che hanno contribuito alla sua liberazione.
La liberazione della Sala ha comportato un volo speciale organizzato dal governo italiano per portarla a casa, culminato in un emozionante incontro con Raineri all’arrivo. Appena giunta a Roma, Sala ha espresso forte gratitudine e ha descritto la sua gioia per essere tornata in mezzo a volti familiari e poter sentire le voci delle persone care.
Dopo il rientro in Italia, Sala ha postato sui social la frase «Non ho mai pensato, in questi 21 giorni, che sarei stata a casa oggi. Grazie», accompagnata da una foto dell’abbraccio con Raineri. Gli amici e i colleghi hanno trovato in lei la stessa vivacità di sempre, ma comprensibilmente segnata da questa difficile esperienza.
Ora che l’incubo è finito, resta aperta la questione del caso giudiziario di Mohammad Abedini, legato all’arresto di Sala. Il suo futuro verrà discusso nell’imminente udienza della Corte d’appello di Milano. Tuttavia, la vicenda della giornalista ha messo in luce complicate dinamiche internazionali, in cui il ruolo dell’Italia si è rivelato importante nel risolvere la situazione.