Cecilia Sala, giornalista di Chora Media e Il Foglio, ha recentemente raccontato la sua esperienza di detenzione in Iran in un podcast condotto da Mario Calabresi, direttore di Chora Media. Liberata da 24 ore, descrive dettagliatamente i suoi 20 giorni nella prigione di Evin, tra interrogatori e isolamento. La narrazione di Sala è un viaggio attraverso le emozioni e le difficoltà vissute, dalla sua reclusione al desiderio di avere un libro, un oggetto che avrebbe potuto darle conforto e distrazione. Ha persino chiesto il Corano in inglese, sperando che fosse il libro più facilmente accessibile nella Repubblica islamica.
Durante l’intervista, Sala esprime come l’assenza degli occhiali abbia influito sulla sua detenzione. A causa dei regolamenti carcerari, le furono sottratti gli occhiali, considerati potenzialmente pericolosi. Senza la possibilità di scrivere o leggere, il tempo passava lentamente, e ciò che sembrava una piccola concessione, come il vedere una volta ancora il cielo o sentire il verso di un uccellino, diventava un motivo di gioia.
Il racconto di Sala affonda anche nel contesto politico, menzionando un ingegnere iraniano arrestato a Milano, Abedini, e ipotizzando un collegamento tra quest’ultimo e la sua detenzione. Nonostante le avversità, emerge chiaramente la sua passione inestinguibile per il giornalismo e una forte voglia di tornare a raccontare storie. E, mentre attende di lasciare il carcere di Evin, la promessa di continuare a narrare le vicende del mondo resta imperturbabile.